L’oro nero ha scelto la maniera migliore per salutare il nuovo anno. E’ successo al New York Mercantile Exchange (NYMEX) : un singolo lotto di 1000 barili di greggio della West Texas Intermediate è passato per 100.000 dollari, quindi 100 dollari a barile. Sembra proprio che il petrolio non segua più i principi tradizionali del mercato “Domanda” e “Offerta”, ma aspetti finanziari che condizionano i mercati. L’Opec (l’organo che rappresenta i paesi produttori di greggio) si dice sempre pronto rispetto ad un calo delle scorte con un eguale aumento di produzione.
Ma qui non c’è un problema di scorte quanto di pura e cruda speculazione. Un elemento in più per comprendere certi meccanismi, è che le materie prime come il petrolio o anche l’oro (un’altro record 857 dollari l’oncia) sono nella realtà un bene-rifugio per gli investitori che sfuggono da un dollaro sempre più debole. Non dimentichiamo però l’aspetto geopolitico di questa impennata del petrolio, legato a più situazioni:
- la posizione di frizione tra l’Iran (quarto paese esportatore di petrolio) e i paesi occidentali riguardo lo sviluppo del programma nucleare
- la situazione di caos in Pakistan dopo l’attentato a Benazir Bhutto
- gli scontri cruenti in Nigeria (da cui si estraggono 8,5 milioni di barili al giorno) dove le compagnie petrolifere sono sotto scacco del Mend (Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger)
- il recente attentato rivendicato da Al Qaeda in Algeria
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