La prossima settimana dovrebbe essere quella decisiva per la decisione in seno al Consiglio dei Ministri sul provvedimento a sostegno delle autovetture: al nuovo tavolo di discussioni saranno infatti presenti anche le parti sociali. Si parla già di un decreto fatto su misura per la questione, probabilmente un emendamento al cosiddetto decreto “milleproroghe”, la legge del governo che intende prorogare o andare a risolvere le situazioni più urgenti. Come interverrà dunque il governo? Lo scenario più probabile prevede un’ipotesi di rottamazione, in cui il meccanismo principale premierà la diminuzione delle emissioni di anidride carbonica della nuova vettura da acquistare con un aumento dell’incentivo. Questo bonus “ecologico” potrebbe raggiungere un tetto massimo di 1.500 euro, ma tutto dipenderà dalle risorse disponibili e dalle vetture selezionate.
Verranno poi stanziati ulteriori fondi in favore di Programma Industria 2015, con l’emanazione di un nuovo bando collegato ai termini dell’ambiente e della sicurezza: il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha annunciato che 180 milioni di euro saranno elargiti a centri di ricerca, università e aziende della filiera proprio in questo senso. Viene dunque fatto un importante passo in avanti verso i motori a basso impatto ambientale. Lo stesso Scajola sta comunque spingendo per un piano ancora più incisivo e sostanzioso, anche oltre i 500 milioni di euro: per far questo, però, dovrebbe trovare nuove risorse che attualmente non sono disponibili, oppure spostare quelle riservate ad altri obiettivi (in particolare, sembrano far gola gli 800 milioni di euro a disposizione della banda larga nelle aree del paese, progetto che attende da mesi il suo avvio).
Rimagono comunque fino alla fine dell’anno gli incentivi alla rottamazione. Secondo Guido Rossignoli, direttore generale dell’Anfia, l’ente che raggruppa i diversi costruttori nazionali, l’applicazione di questa tassa speciale collegata all’immatricolazione delle nuove automobili è un provvedimento in linea con i dettami dell’Unione Europea. Di parere contrario è invece l’UNRAE, l’associazione dei costruttori esteri, la quale ha opposto un secco no al provvedimento del governo italiano.