Rilancio dell’economia: meno tasse e meno spese

Il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, ha invitato il governo a tagliare la spesa pubblica per poter mettere in atto sgravi fiscali. Secondo il governatore queste misure esplicano appieno il loro potenziale sull’economia solo se non portano a un aumento del debito pubblico, ragion per cui l’unico modo per compensare la riduzione delle tasse sarebbe diminuire la spesa pubblica.
Tagliare le tasse può essere utile per ridare fiato all’economia del Paese. Cruciale è favorire uno “scatto della produttività”: soltanto così sarà possibile favorire un rilancio di lungo periodo, questo perché riduzioni delle imposte hanno ovviamente un effetto positivo sui consumi e sul PIL, soprattutto se mirate alle famiglie con i redditi più bassi, che hanno una propensione al consumo più elevata.


Anche se nella spesa di queste famiglie hanno un peso significativo beni ad alta intensità di importazione, dato che sono i beni importati ad avere un costo inferiore. Quindi da un lato aumenta il PIL perché aumentano i consumi e conseguentemente anche la domanda di beni del Paese, ma se tale domanda si riversa su beni importati dall’estero allora tale aumento del PIL è comunque rallentato. Occorre quindi studiare degli interventi più mirati.
Il governatore di Bankitalia si preoccupa poi di rassicurare operatori e risparmiatori. Il sistema finanziario italiano è, secondo Draghi, solido per i suoi clienti, per il suo patrimonio, per i progressi compiuti in questi anni e la crisi dei mutui subprime, ha avuto un effetto limitato nel nostro Paese. Le ripercussioni sono state meno intense che in altri sistemi, grazie a una minore esposizione, diretta e indiretta, verso il mercato dei mutui subprime statunitensi, all’ampia quota dei depositi della clientela fra le fonti di raccolta, a una capitalizzazione adeguata, a una redditività operativa nel complesso soddisfacente.

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