Il dibattito in seno al Congresso statunitense riguardo al salvataggio finanziario del settore automobilistico sta assumendo i contorni di una corsa contro il tempo. La Camera statunitense ha votato la scorsa notte l’approvazione dei prestiti di emergenza per General Motors Corp. e Chrysler LLC con 237 voti favorevoli su 407: ora l’attenzione è rivolta alle votazioni del Senato, dove l’opposizione repubblicana minaccia di far ritardare l’approvazione della legge. John Dingell, esponente democratico del Michigan, ha così commentato la situazione:
Senza questi importanti “prestiti ponte” c’è il rischio di incorrere nella più catastrofica crisi che il paese abbia conosciuto dai tempi della Grande Depressione.
La portavoce della Camera, Nancy Pelosi, ha lanciato una sfida ai senatori, affermando di non essere disposta a tornare a nuove discussioni nel caso il Senato dovesse far passare una differente versione del piano.
La legge in questione dovrebbe permettere a GM e Chrysler di attingere a ben 14 miliardi di dollari di prestiti, al fine di mantenere attiva la loro operatività: se non ci fosse tale sostegno, le due compagnie dichiarerebbero molto probabilmente bancarotta già a partire dalla fine di questo mese. Le aziende automobilistiche potrebbero ora essere costrette a dichiarare bancarotta se il cosiddetto “car czar” (lo zar dell’auto) venisse nominato dal presidente George W. Bush per supervisionare il programma.
I repubblicani hanno fatto sapere proprio nella giornata di ieri che la misura approntata dalla Camera non darà nessun tipo di autorità al czar per ordinare tagli ai costi o altri cambiamenti. Gli esponenti di partito sotengono che solamente una ristrutturazione del settore attraverso una protezione dalla bancarotta può rendere le società nuovamente competitive. In proposito, molto chiara è stata la dichiarazione di Robert Bennet, senatore del partito repubblicano dello Utah:
Il “car czar” non possiede l’autorità che gli compete e che sarebbe invece necessaria in questo momento.
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