Il flusso di notizie provenienti dal settore bancario non si placa e dopo le indiscrezioni sul futuro di Fortis l’attenzione si sposta verso Hypo Real Estate, Wachovia, ma soprattutto Unicredit. Partiamo proprio dalla banca italiana, la quale nel pomeriggio di ieri ha varato un piano da 6,6 miliardi di euro per favorire il ritorno del Core Tier 1 a livelli accettabili secondo i principi fissati da Basilea II: dal 5,7% di adesso al 6,7%. Il CDA di Unicredit ha stabilito che il prossimo dividendo verrà pagato tramite nuove azioni e non in contanti, questo permetterà alla banca milanese di trattenere nelle proprie casse 3,6 miliardi di euro. E’ stato inoltre predisposto un aumento di capitale da 3 miliardi di euro, mossa alla quale seguiranno le cessioni delle partecipazioni in Atlantia e Generali.
Il Core Tier 1 è un indice di solidità patrimoniale di una banca in quanto misura il patrimonio (capitale versato, riserve, fondi rischi, obbligazioni etc…) in proporzione agli asset della banca ponderati per il rischio (più l’asset è rischioso e più peserà all’interno del calcolo); più il Core Tier 1 è alto e più la banca è considerata solida. Con questa operazione Unicredit vuole tranquillizzare il mercato in merito alla propria stabilità, tuttavia lancia un doppio segnale negativo: da una parte infatti è stata ridotta la stima per l’utile 2008 (da 7 a 5,2 miliardi di euro), dall’altra un aumento di capitale così consistente denota l’effettiva sussistenza di una situazione problematica.
Mentre una banca italiana si rafforza, una banca tedesca è sull’orlo del fallimento. E’ questo il caso di Hypo Real Estate. La scorsa settimana avevamo riportato la notizia del salvataggio di questa banca da parte del governo tedesco e di un consorzio di banche. Ieri però il dietrofront delle banche tedesche, prima tra tutte Deutsche Bank, le quali hanno dichiarato di aver sottostimato l’ammontare delle svalutazioni a cui sarà sottoposta Hypo Real Estate. La stima è infatti passata dai precedenti 20 miliardi di euro agli attuali 50, con la possibilità, secondo Deutsche Bank, di arrivate persino a 100 miliardi. Per evitare il panico, il governo tedesco ha subito dichiarato che tutelerà i titolari dei depositi della banca tedesca, ma ormai sembra ci sia poco altro da fare.
Negli USA intanto è scoppiata una battaglia legale tra Citgroup e Wells Fargo per il controllo di Wachovia. Quest’ultima pochi giorni fa è stata costretta, vista la propria situazione finanziaria, a cercare un compratore che la salvasse dal fallimento. A farsi avanti era stata Citigroup la quale aveva offerto 2 miliardi di dollari per la proprietà delle attività bancarie (depositi, filiali) con la disponibilità di assorbire perdite in portafoglio fino a 42 miliardi; se ci fossero state perdite superiori al limite stabilito sarebbe dovuto intervenire la FDIC, quindi il governo. Pochi giorni dopo però si è fatta avanti Wells Fargo che ha proposto agli azionisti di Wachovia uno scambio di azioni che valuta l’intera società 15 miliardi di dollari. L’offerta di Wells Fargo riguarda inoltre tutta la società, anche la divisione mutui, e non richiede l’intervento dello Stato. Citigroup ha tuttavia fatto ricorso in tribunale per bloccare l’offerta rivale. Per adesso la situazione è in stallo, anche se Wells Fargo si è detta sicura di ottenere l’avvallo dell’autorità giudiziaria in quanto la propria offerta è migliore sia per gli azionisti che per il bilancio federale.
Infine segnaliamo che hanno trovato ufficialità i rumors di acquisto della divisione belga e lussemburghese di Fortis da parte di BNP Paribas. La banca francese pagherà circa 15 miliardi di euro, mentre il governo belga e il governo lussemburghese diverranno azionisti di BNP.
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