Lo scossone del settore alimentare italiano è stato provocato da due compagnie piuttosto celebri: si tratta infatti di Valsoia, attiva soprattutto nell’alimentazione salutistica, e di Santa Rosa, marchio che fa capo al colosso Unilever. Che cosa è successo di preciso? Il ruolo del “conquistatore” è stato ricoperto dalla stessa Valsoia, la quale si è aggiudicata i business in questione spendendo una cifra pari a 25,26 milioni di euro, un importo senz’altro notevole. Non era scontata una soluzione del genere. In effetti, le marmellate e le passate di Santa Rosa avevano ingolosito anche altri fondi, oltre a una concorrente importante come La Doria, ma alla fine si è optato per questa strategia.
L’intesa prevede diverse firme e impegni: in particolare, l’azienda emiliana dovrà rilevare entro la fine di questo mese l’intero pacchetto azionario di J&T Italia, la società che di fatto detiene il brand di Santa Rosa e di Pomodorissimo. Inoltre, le acquisizioni comprendono vari impianti industriali, con un interesse marcato per lo stabilimento di Sanguinetto. Ma quanto potrà fruttare a Valsoia questa scelta? Il 2010 del marchio alimentare è stato abbastanza positivo, con un fatturato vicino ai quarantanove milioni di euro e un margine commerciale di altri 5,9 milioni. I vertici della società felsinea avevano fatto intendere da tempo questo interesse, ricordando che la loro focalizzazione riguarda in larga misura la grande distribuzione di maggiore successo. L’intento principale rimane quello di dar vita a un polo salutistico di grandi dimensioni e che punti sulla qualità dei prodotti e degli ingredienti.
Ovviamente, vi sono dei risvolti finanziari di non poco conto; in effetti, l’acquisizione consentirà a Valsoia di incrementare sensibilmente il proprio fatturato complessivo, superando i cento milioni di euro, mentre non sono previste conseguenze di nessun tipo per quel che riguarda l’equilibrio economico. L’ultimo accordo, sintomatico di questa “fame di espansione”, è stato siglato non molto tempo fa con Almaverde Bio, attiva nella produzione di cibo da agricoltura biologica.
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