Il tanto temuto declassamento è arrivato: Standard & Poor’s ha provveduto a ridurre il rating relativo al debito pubblico del nostro paese da A+ ad A, sottolineando la fragile situazione politica e la debole crescita economica, due elementi che stanno limitando la capacità di reazione alla crisi. Anche l’outlook è stato giudicato come negativo, dunque non sono esclusi nuovi tagli nei prossimi anni. Il parere dell’agenzia americana è stato piuttosto chiaro, il consolidamento del bilancio viene visto come molto “lontano”, inoltre il livello raggiunto dallo stesso debito è più alto di quanto ci si aspettasse. Non si tratta proprio di uno scenario incoraggiante, anche perché le sfide macroeconomiche che l’Italia deve affrontare sono serie.
C’è comunque da dire che il declassamento è giunto a sorpresa, se non altro perché ci si attendeva maggiormente una presa di posizione da parte dell’altra agenzia statunitense, Moody’s, la quale aveva lanciato il proprio allarme giorni fa in relazione ai rischi dell’ultima manovra economica. Come ha reagito il governo di fronte a tutto questo? Il ministero dell’Economia ha minimizzato, non sono un mistero i rapporti poco idilliaci con queste società che assegnano i rating finanziari, però c’è anche una preoccupazione crescente per quel che concerne le borse: queste ultime potrebbero essere infatti influenzate negativamente dal nuovo rating, mentre lo spread tra i nostri titoli di Stato e i bund tedeschi sta per oltrepassare i quattrocento punti, un valore psicologico di non poco conto.
Standard & Poor’s è entrata anche nel merito degli ultimi provvedimenti economici; in particolare, i sessanta miliardi di euro di risparmi vengono giudicati un obiettivo piuttosto difficile da raggiungere, con un tentativo di risposta politica inadeguato alla situazione attuale. Le questioni chiave, sono sempre parole del comunicato dell’agenzia, sono rappresentate dagli ostacoli strutturali alla crescita, dalla scarsa partecipazione al lavoro e dalle eccessive regolamentazioni dello stesso, problemi sui quali persiste una certa riluttanza.
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