La banca d’affari newyorkese Goldman Sachs è finita sotto i riflettori per avere suggerito di vendere l’oro ai propri clienti appena due giorni prima del clamoroso crollo dei prezzi sotto la soglia dei 1.500 dollari. La seduta successiva ci fu un ulteriore crollo delle quotazioni, il peggiore dal 1983 con una perdita di quasi dieci punti percentuali in una sola giornata. Il 16 aprile il metallo giallo ha toccato un bottom di periodo a 1.321 dollari l’oncia, il livello più basso da gennaio 2011.
Dopo aver consigliato ai propri clienti di andare short sul metallo prezioso, ora la banca americana suggerisce di cambiare strategia e di uscire dalla posizione short. Gli specialisti di Goldman Sachs hanno preso questa nuova decisione, a seguito del ritorno dei prezzi sopra quota 1.400 dollari. Il metallo giallo è salito fino a 1.439 dollari, mettendo a segno un rimbalzo dai minimi di periodo del 9% circa. Ora anche gli hedge funds comprano oro dopo crollo dei giorni scorsi.
Infatti, secondo la CFTC al Comex le posizioni net long sull’oro sono cresciute del 10%. Nell’ultimo report della banca statunitense si legge che i propri clienti hanno guadagnato più del 10% in pochi giorni e ora possono uscire dallo short. Tuttavia, l’oro perderà il 20% in due anni secondo Goldman Sachs, che si aspetta in futuro un nuovo crollo delle quotazioni a causa della “combinazione dei deflussi dagli Etf e delle previsioni di una riaccelerazione della crescita Usa verso la fine anno”. Sul mercato ci sono comunque previsioni molto più pessimistiche.
Maurizio Mazziero, esperto in commodity della Mazziero Research, sottolinea che le società aurifere “vedono i loro costi complessivi di estrazione viaggiare attorno a 1.000 – 1.200 dollari l’oncia. Nulla vieta che il mercato esageri, portando il prezzo sotto questi livelli”. Da un punto di vista tecnico, un ritorno deciso sotto 1.400 dollari dovrebbe far ripartire il bearish trend di breve periodo con target successivo a 1.320 dollari prima e 1.270 dollari poi.