Il tasso di volatilità dei mercati finanziari internazionali e le paure di recessione fanno dell’oro uno dei beni rifugio per eccellenza, tanto da spingerne gli acquisti e il prezzo a livelli record. Il metallo sfiora in questi giorni per la prima volta oltre i 1.850 dollari l’oncia. Al suo apice, il costo un’oncia (l’equivalente di circa 30 grammi) di oro e’ arrivato a 1.852,75 dollari. Durante la scorsa settimana il prezzo dell’oro ha così guadagnato quasi il sei per cento. Sono ormai molti gli analisti che credono in un aumento del metallo giallo sino ai 2.000 dollari l’oncia. Sempre più ricercato dagli investitori per la sua natura di bene rifugio alla luce dello spauracchio di una nuova recessione dell’economia mondiale a cui si aggiungono le recenti perfomance negative del debito Usa e europeo. L’oro sta diventando l’investimento più appetibile del momento, la Banca centrale venezuelana conscia di questa situazione ha deciso di rimpatriare 11 mld di dollari di riserve auree custodite da alcuni Paesi sviluppati, con l’idea di nazionalizzare la produzione aurea.
Hugo Chavez, ha annunciato la scorsa settimana l’intenzione di procedere alla nazionalizzazione dell’industria estrattiva e della lavorazione dell’oro per aumentare le riserve in valuta venezuelane. Presto in Venezuela sarà emanato un decreto, lo stato possiede tra i 12 e i 13 miliardi di dollari di riserve in oro e ha manifestato la scelta che non venga esportato all’ estero. Solo lo scorso anno Chavez aveva autorizzato l’esportazione del 50% del metallo prezioso, contro il tetto del 30% in vigore in precedenza, destinando alle riserve nazionali il restante 50%.
Il World Gold Council si attende che nella restante parte dell’anno la domanda di oro sarà ancora trainata da Paesi emergenti quali India e Cina:
La forza della domanda in India e Cina dimostra che i consumatori si sono adattati ai livelli di prezzo dell’oro e si aspettano che continui l’andamento dei prezzi verso l’alto – ha sottolineato Marcus Grubb, managing director del World Gold Council -. Inoltre l’incertezza macroeconomica, la perdurante crisi del debito sovrano e le pressioni inflazionistiche dovrebbero far sì che la domanda di oro rimanga forte.
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