Ben Bernanke, taglia i tassi di interesse sui Fed Funds di 75 punti base portandoli al 3,50%. Ridotto sempre di 75 punti base anche il tasso di sconto che scende al 4%. I futures su Wall Street sull’indice S&P 500 hanno subito ridotto la perdita a 47,10 punti a 1.278 punti pur rimanendo ampiamente in negativo (-3,5%). È una manovra monetaria effettuata in anticipo, in quanto il taglio tassi doveva essere effettuato in occasione della riunione della prossima settimana al 29-30 gennaio. Un taglio “straordinario” di 75 basis point sulla debolezza dell’outlook economico per il 2008 evidenziano che la Fed avrebbe dunque deciso di offrire un forte aiuto ai mercati nel tentativo di impedire l’entrata dell’economia americana in recessione, confermando così che i sempre maggiori rischi di ingresso in una fase di downgrade sono realmente temuti e addirittura, c’è la possibilità che la Federal Reserve annunci un ulteriore taglio di 50 punti base del costo del denaro al 3% in occasione della riunione della prossima settimana al 29-30 gennaio.
Taglio dei tassi e le borse respirano ma Mediolanum continua il ribasso
Dopo i crolli di lunedi, il giorno peggiore per le borse dal 11 settembre 2001, gli indici sono apparsi leggermente in ripresa. Particolarmente colpiti dalle vendite i titoli bancari. Le borse europee hanno tirato il fiato dopo una giornata comunque altalenante soprattutto grazie al tanto atteso taglio dei tassi della Fed: annunciato un tasso di ben 75 punti che porta i Fed Funds al 3,5% con un tasso di sconto del 4%. Hanno chiuso quindi in positivo gli indici delle borse europee ed il rimbalzo è stato trainato proprio dai titoli bancari, i soliti che avevano guidato il ribasso. Alcuni sostengono però che Bernanke riservi ulteriori tagli: Morgan Stanley ad esempio si attende un taglio di 25 punti dei tassi interbancari. Resta da vedere se la Banca Centrale Europea seguirà la medesima strada con un taglio dei tassi anche se per il momento l’ipotesi appare improbabile.
I titoli bancari sono stati quelli maggiormente penalizzati nei giorni scorsi, con Intesa Sanpaolo a -5% a 4,69 euro, Unicredit -8,9% a 4,85 e Mediobanca a -4,8% a 12,16. Molti i titoli sospesi per eccesso di ribasso, tra le big anche Mediolanum.
Renault-Nissan punta sulla produzione delle automobili elettriche in Israele
Nell’ambito di un progetto israeliano per sviluppare fonti alternative di energia, la casa automobilistica Renault-Nissan annucia di aver avviato un progetto massiccio di produzione di auto elettriche nel paese mediorientale.
Durante un incontro con il primo ministro dello stato d’Israele Ehud Olmert, l’amministratore dell’azienda franco-nipponica, Carlos Ghosn ha dichiarato che; “il veicolo in produzione sarà la vettura di massa più ecologica”. I primi esemplari saranno disponibili dal 2011.
Le caratteristiche del mezzo sembrano interessanti, potrà accelerare da 0 a 100 km in 13 secondi, la velocità massima sarà di circa 100 km/h ed avrà un autonomia di 160 km su circuiti stradali veloci e di 100 km nei percorsi cittadini.
L’investimento iniziale sarà di 200 milioni di dollari e sarà gestito dalla azienda israeliana Israel Corp., nel progetto partecipano oltre a degli investitori privati anche Morgan Stanley. La scelta di investire nello stato ebraico deriva da due situazioni: la prima è la particolare attenzione che il governo di questo paese da’ allo sviluppo delle nuove tecnologie, con una visione attenta verso quei progetti volti allo sviluppo delle energie rinnovabili. La seconda è che il governo Israeliano parteciperà attivamente dedicando risorse economiche per incentivare la costruzione di questo genere di vetture.
La crisi delle borse scatena le speculazioni, osserviamo gli Hedge Funds
Gli Hedge Funds sono detti anche fondi speculativi. Più precisamente sono strumenti di investimento alternativi a rischio coperto, quindi qualsiasi fondo in cui si usino strategie diverse dall’acquisto di obbligazioni, azioni e titoli di credito. Gli hedge funds nascono con l’obiettivo di gestire un patrimonio eliminando in gran parte il rischio di mercato, non per niente la parola stessa “hedge” significa protezione. Per garantire tale copertura gli hedge funds puntano ad ottenere risultati positivi indipendentemente dagli andamenti dei mercati finanziari.
Gli Hedge funds nascono negli Stati Uniti nel 1949 dove sono regolati da una precisa legislazione: gli investitori devono avere un patrimonio di almeno un milione di dollari o entrate nette per oltre 200.000 dollari, con un numero di soci che non può essere maggiore di 99. Allo scopo di garantire rendimenti costanti nel tempo i fondi speculativi sfruttano investimenti ad alto rischio ma con la possibilità di ottenere guadagni consistenti.
Un’operazione tipica degli hedge funds è la vendita allo scoperto: “i titoli in posizione corta vengono presi a prestito e venduti, puntando sul loro ribasso”, cosa che non può essere fatta per i fondi comuni tradizionali perché il diritto italiano non lo permette.
Mercati asiatici e Bank of China: forti perdite per i subprime
La Bank of China, una delle quattro grandi banche pubbliche cinesi, annuncera’ in aprile perdite astronomiche per la crisi dei subprime. Lo scrive il South China Morning Post citando fonti bancarie cinesi. La Bank of China ha annunciato ad agosto di avere investimenti per 9,65 mld di dollari nei mutui subprime, che nei mesi seguenti sono stati tagliati e ridotti a 7,95 mld. La crisi dei mutui subprime non risparmiera’ quindi Bank of China, ma la raggiungera’ in ritardo, cioe’ in aprile. La notizia, per il momento non e’ stata confermata. Sta di fatto che nello scorso mese di agosto, quanto la crisi dei mutui subprime ha cominciato a manifestare la sua pericolosita’, Bank of China ha ammesso di aver investito nei subprime.
Black monday per Unicredit
Lunedì nero per Piazza Affari come per la maggior parte delle piazze finanziarie. Milano ha registrato un calo del 4-5% dei principali indici finanziari, ma sono i bancari ad aver avuto le peggiori performances. Unicredit è crollata a 4,84 euro, con un calo del 9,1% nonostante la crisi del Banco di Sicilia si fosse risolta.
Nei giorni scorsi si è anche conclusa l’offerta sul mercato azionario telematico gestito da Borsa Italiana delle 83.833.899 azioni ordinarie Unicredit derivanti dal concambio delle 74.851.696 azioni Capitalia oggetto di recesso, rimaste invendute nelle precedenti fasi del processo di liquidazione. Le azioni Unicredit erano state messe in vendita ad un prezzo di 6,265 euro per azione al prezzo di recesso di 7,015 euro per ogni azione Capitalia. Le azioni sono però rimaste totalmente invendute. Come previsto dal codice civile quindi le azioni saranno acquistate domani da Unicredit stessa. Nel pomeriggio di ieri si è anche risolta la crisi apertasi con il banco di Sicilia. La soluzione è stata raggiunta passando dalle dimissioni del presidente del gruppo siciliano, Salvatore Mancuso, che, come si legge nel comunicato duffuso da Unicredit, “ha preso atto che la sua missione di valorizzazione delle professionalità interne è giunta al termine”.
Borse asiatiche in ribasso, in calo Piazza Affari
La paura della recessione negli Stati Uniti si fa sentire anche in Asia, Tokio mai cosí in basso negli ultimi due anni. L’indice Nikkei perde il 3,86%, crolla anche Shangai -5%, stessa sorte per Hong Kong, mentre Taiwan perde solo lo 0,9%. Così la borsa di Tokyo è scesa ai minimi da due anni a questa parte, L’incubo della recessione e la delusione dei mercati per il piano di aiuti fiscali da 140 miliardi di dollari destinato a rianimare l’economia Usa non sono riusciti a risollevare le borse. Il piano anti-recessione da 150 milioni di dollari presentato da Bush venerdi’ scorso non ha dunque tranquillizzato i mercati, per cui la reazione del mercato azionario Usa ha dimostrato che il piano non incontrava le aspettative degli investitori. La Bank of China, una delle quattro grandi banche pubbliche della Cina, annuncera’ in aprile delle perdite astronomiche a causa della sua esposizione nei mutui subprime, i mutui facili travolti da una crisi negli Stati Uniti. Lo scrive oggi il quotidiano di Hong Kong “South China Morning Post”, citando fonti bancarie cinesi. La Bank of China aveva annunciato lo scorso agosto di avere investimenti per 9,65 miliardi di dollari nei subprime.
WestLB: la prima vittima europea della crisi dei mutui subprime
La WestLB, la banca pubblica tedesca, ha annunciato una perdita di 1 miliardo di euro ma ha anche subito aggiunti che i suoi azionisti provvederanno a fronteggiare le perdite con l’immissione di capitali freschi. Gli azionisti principali della banca tedesca, casse di risparmio regionali e lo stato del Nord Reno-Westfalia, si sono dunque impegnati a coprire le svalutazioni future previste. Nei mesi scorsi si era spesso parlato di una fusione tra la WestLB e la concorrenteLandesbank Hessen-Thueringen, fusione che darebbe vita ad un colosso delle banche pubbliche; in seguito all’annuncio delle perdite sembra che la fusione verrà accellerrata così come una ristrutturazione dell’asset della banca, così da favorirne la stabilizzazione. La fusione però porterebbe inevitabilmente al taglio di almeno un terzo dei posti di lavoro.
Schioppa, Darling, Lagarde, Steinbrueck: politica monetaria in vista del G7
Alistair Darling, cancelliere dello Scacchiere britannico e i suoi colleghi Christine Lagarde, Tommaso Padoa Schioppa e Peer Steinbrueck si sono incontrati negli scorsi giorni per discutere sulle misure da prendere in merito alla crisi che per ora, secondo il parere dei ministri, è confinata ai mercati finanziari e per tale motivo bisogna agire con la massima urgenza per arginarla. L’incontro è propedeutico al vertice dei Primi ministri dei quattro Paesi il 29 gennaio prossimo a Londra.
L’incontro ha avuto lo scopo di trovare soluzioni per la possibile crisi generata dalle performance dei mutui subprime americani, vale a dire quelli concessi alle persone meno abbienti e pertanto con un elevato rischio di mancato rimborso delle rate, i quali pesano negli Stati Uniti per il 10% del mercato. In Europa il fenomeno – esclusa l’Inghilterra – è decisamente meno rilevante e i fondamentali economici sono buoni. Qui da noi gli ultimi dati sulla disoccupazione sono i migliori dal 1975, l’inflazione è sotto controllo e l’interscambio con la Ue è solido. Tuttavia non va escluso l’effetto contagio che si potrebbe avere sul nostro Paese, dunque un impatto negativo sulle aspettative degli operatori economici.
Opa a Piazza Affari: Tas, Jolly Hotels, Sirti
Prende il via oggi per concludersi il prossimo 8 febbraio l’Offerta Pubblica d’Acquisto sulle azioni ordinarie TAS, promossa da TASNCH Holding Srl. L’Opa avrà inizio il 21 gennaio e terminerà l’8 febbraio. Lo si legge nell’autorizzazione di Consob all’offerta pubblicata nella newsletter settimanale della Commissione.
L’opa obbligatoria è conseguenza del perfezionamento dell’acquisto del 67,276% di Tas da parte della controllata del fondo Audley European Opportunities Master Fund, avvenuto a fine novembre. Il prezzo offerto è di 21,164 euro per azione.
Il nuovo socio di controllo ha annunciato che qualora all’esito dell’Opa acquisisse una partecipazione superiore al 90% del capitale, provvederebbe al lancio di un’Opa residuale. Nel caso in cui, all’esito dell’Opa residuale si dovesse giungere alla revoca delle azioni della società dalla quotazione sul Mercato Telematico Azionario, l’aumento di capitale deliberato dall’assemblea straordinaria degli azionisti di dicembre, sarà collocato quindi nelle forme cosiddette di diritto comune, per cui senza far ricorso ad un’offerta pubblica di sottoscrizione.
Auto cinesi: una minaccia per l’industria europea?
Invasione in Europa delle auto cinesi, di cui alcuni modelli sono giudicati fotocopie di Bmw, Daimler, Volkswagen, Toyota. Bmw e Daimler sono gia’ passati alle azioni legali, la Ceo della Shuanghuan è molto simile alla Bmw X3, lo stesso costruttore cinese produce anche la Noble, vettura quasi identica alla Smart che ha quindi scatenato le proteste di Daimler.
Nonostante le accuse di plagio dei grandi costruttori nazionali, l’importatore tedesco di auto cinesi China Automobile Deutschland (Cda) ha proseguito la sua attività per l’ampliamento della rete di distribuzione in Europa, entro la primavera saranno oltre 200 i partner di China Automobile Deutschland (Cda) che metteranno in vendita nelle principali citta’ europee i modelli delle vetture Ceo e Ufo prodotti da tre anni, rispettivamente, da Shuangahuan e Zhejian Jonway. Entro il 2010 l’industria cinese sfornerà tante automobili da pareggiare il conto con la produzione globale americana e le auto prodotte in Cina costeranno, mediamente, il 30 per cento in meno di quelle che escono dalle fabbriche europee.
Da Isernia giunge la notizia che la cinese Faw (First automobile works, un’azienda statale che produceva macchine da guerra) ha cominciato i test di omologazione di un’auto interamente cinese, la Happy Emissary.
Fs: aumento dei prezzi vuol dire migliori comfort?
Il Presidente delle FS Innocenzo Cipolletta, durante la registrazione del programma tv “Economix” di Rai Educational, ha affermato che gli aumenti dei biglietti ferroviari continueranno anche in futuro ed ha precisato che il gettito derivante da tali aumenti non si tradurrà in miglioramenti del servizio, bensì sarà destinato in larga parte a compensare il disavanzo, pagare gli interessi alle banche e sanare i buchi di bilancio del passato, a conferma che le Ferrovie dello Stato sono sempre state uno degli anelli deboli della nostra nazione. Per la fine dell’anno si prevede un aumento del 20% dei prezzi,con un budget di circa 130 milioni di euro di ricavi.
Cipolletta ha però tenuto a rimarcare che l’incremento del 15% delle tariffe riguarda una fetta “limitata” dei treni, quelli a lunga percorrenza e ad alta velocita’, cioè appunto il 20% del totale. L’intenzione è quella di crescere nel trasporto regionale e nelle tratte Eurostar e ridurre, invece, i passeggeri nelle tratte a lunga percorrenza, soppiantate dai voli low-cost. Le tratte a lunga percorrenza stanno infatti perdendo perchè sono treni di vecchia concezione e i passeggeri si stanno riducendo preferendo gli aerei a basso costo.
Rilancio dell’economia: meno tasse e meno spese
Il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, ha invitato il governo a tagliare la spesa pubblica per poter mettere in atto sgravi fiscali. Secondo il governatore queste misure esplicano appieno il loro potenziale sull’economia solo se non portano a un aumento del debito pubblico, ragion per cui l’unico modo per compensare la riduzione delle tasse sarebbe diminuire la spesa pubblica.
Tagliare le tasse può essere utile per ridare fiato all’economia del Paese. Cruciale è favorire uno “scatto della produttività”: soltanto così sarà possibile favorire un rilancio di lungo periodo, questo perché riduzioni delle imposte hanno ovviamente un effetto positivo sui consumi e sul PIL, soprattutto se mirate alle famiglie con i redditi più bassi, che hanno una propensione al consumo più elevata.
Wall Street si muove cautamente: il piano Bush non convince
Ieri la diffusione dei dati sulla fiducia dei consumatori raccolti dall’Università del Michigan ha spinto al rialzo Wall Street: dopo un’ora dall’apertura il Dow Jones guadagnava l’1,32% a 12.319 mentre il Nasdaq saliva dell’1,39% a 2.379. Già il giorno prima i mercati erano stati spinti in positivo dalla netta riduzione delle richieste di disoccupazione relative alla settimana del 12 gennaio (-21’000). Il dato, comunicato dal Bureau of Labour Statistics ha smentito gli analisiti che ne prevedevano 335.000 mentre si sono assestate a 301.000.