Il crollo del petrolio dai massimi assoluti non vede ancora segnali d’inversione sui grafici: una serie di massimi e minimi decrescenti infatti non lasciano dubbi sulla strada fatta, mentre il rallentamento a cui stiamo assistendo comincia invece ad accendere il primissimo campanello d’allarme: dopo la rottura dei 47 infatti abbiamo assistito ad un timido tentativo di recuperare il livello perso (tentativo fallito al momento). Il fatto di non aver ancora rotto in chiusura di barra giornaliera la soglia psicologica dei 40 dollari probabilmente mantiene il sentiment neutrale e contribuisce alla creazione anche su questo mercato di un trading range attualmente compreso proprio tra quei due valori (47 e 40). Alla rottura di uno dei due probabilmente assisteremo ad un’accelerazione in direzione della violazione: nell’ipotesi ribassista il target rimane invariato (il livello naturale posto a 29 circa) mentre in caso di recupero, trattandosi del primo vero di un mercato fortemente orso, il target è prossimo a 52. Inoltre, trattandosi di un movimento controtendenza sarà da sfruttare sui time frame più brevi seguendo con trailing stop automatici o spostando manualmente l’uscita sui livelli di minimo che si verranno a creare.
Dalla visione settimanale del future sul Crude Oil vediamo come la discesa sta riportando i prezzi ai valori degli ultimi anni prima della formazione della bolla: un ritorno a questi livelli comprimerà la volatilità del mercato, poiché a livelli più bassi generalmente i prezzi si muovono più lentamente. Proprio per questo motivo bisognerà adeguare i trading system ai nuovi standard impostando i parametri di stop e profit in accordo con il range attuale dei movimenti di mercato. Potrebbe essere ancora presto per eseguire queste operazioni, in quanto il recupero dei 47 potrebbe riportare in alto le quotazioni e l’adeguamento risulterebbe deleterio. Meglio attendere il recupero dell’RSI weekly per poi analizzare il movimento successivo e ipotizzare dove saremo diretti.