Si infiammano nuovamente le quotazioni del petrolio sui mercati internazionali, dopo che Israele torna a colpire in Siria scatenando polemiche e tensioni in tutta la regione mediorientale. Il raid israeliano è il secondo nel giro di pochi giorni e questa volta sarebbe stato indirizzato contro un centro di ricerche militari a Jamraya, vicino la capitale siriana Damasco. Secondo indiscrezioni di stampa, ancora tutte da verificare, Israele avrebbe colpito e distrutto missili Fateh-110 arrivate dall’Iran e dirette verso le milizie sciite libanesi di Hezbollah.
Tra giovedì e venerdì scorso era avvenuto un raid aereo simile. Il viceministro degli Esteri siriano, Faisal al Medad, ha affermato nel corso di un’intervista alla CNN che l’attacco israeliano equivale a “una dichiarazione di guerra”. La tensione è salita alle stelle, infiammando tra l’altro le quotazioni del greggio. Negli ultimi giorni il petrolio aveva mostrato i muscoli recuperando praticamente tutte le perdite realizzate nei primi venti giorni di aprile, quando il Brent passò da 110 dollari a 96,8 dollari al barile.
Venerdì sul mercato Nymex il future sul petrolio Brent ha chiuso con un rialzo dell’1,3%, sfiorando quota 105 dollari ai massimi da oltre tre settimane. In forte rialzo anche il petrolio Wti, che venerdì ha chiuso con un progresso dell’1,72%. Il rialzo è proseguito anche sui mercati asiatici, dove le quotazioni hanno superato i 97 dollari al barile sui massimi a trenta giorni. La tensione in Medio Oriente dovrebbe creare nuove pressioni rialziste sui prezzi: il petrolio Brent potrebbe tornare in area 110 dollari, mentre il petrolio americano sembra diretto verso quota 100 dollari al barile nonostante per Credit Suisse view ribassista sulle commodity nel 2013.
Nonostante l’investimento in commodity deludente nel primo trimestre 2013, le cose potrebbero cambiare radicalmente nei prossimi mesi a causa di fattori geo-politici e magari anche grazie a una maggiore ripresa dell’economia globale. Resta ora da capire come si evolverà la situazione nello scacchiere mediorientale, dove Israele sembra orientata una volta per tutte a fare la voce grossa contro i vicini paesi arabi (i vari Libano, Siria, Egitto, Iran), che rappresentano una minaccia per la sopravvivenza stessa del paese ebraico.