Tornano a infiammarsi le quotazioni del petrolio, a causa delle forti tensioni sociali in Egitto e a seguito del crollo delle scorte settimanali di greggio negli Stati Uniti. L’oro nero sta evidenziando un boom dei prezzi soprattutto a causa dei disordini nel paese nordafricano, che è fondamentale per il trasporto delle navi di petrolio lungo il Canale di Suez. I disordini registrati finori a Il Cairo sembrano essere solo l’inizio di un pericoloso periodo di instabilità per l’Egitto e forse anche per l’intera regione mediorientale.
Si teme, dunque, per le forniture di greggio e sui mercati internazionali i prezzi del petrolio si mettono a correre pericolosamente, mettendo a repentaglio la già fragile ripresa economica globale. Il petrolio WTI, ovvero il greggio West Texas Intermediate, ha rotto al rialzo la soglia psicologica dei 100 dollari al barile spingendosi fin sopra quota 102 dollari, anche a causa del forte calo delle scorte settimanali di 9,8 milioni di barili registrate negli Stati Uniti a fronte di un calo atteso di 2,3 milioni di barili.
Lo spread tra il petrolio WTI e il petrolio Brent si è ridotto ancora di più, scendendo sui livelli più bassi da inizio 2011 sotto i 4 dollari. Secondo Vincenzo Longo, market strategist di IG, il restringimento dello spread WTI-Brent “trova spiegazione più nei fondamentali che nelle tensioni geopolitiche”. Secondo l’esperto del broker londinese specializzato nel trading in CFD, i buoni dati macro americani hanno favorito la ripresa dei prezzi del greggio WTI, mentre le nuove tensioni sugli spread nell’area euro hanno impedito al Brent di salire con lo stesso ritmo evidenziato dal greggio americano.
Tuttavia, secondo Longo, se l’apprezzamento del dollaro americano dovesse proseguire, non sarà semplice per il petrolio WTI continuare la propria ascesa nel breve periodo. Da un punto di vista grafico, l’esperto ritiene che il Brent possa salire fino a 107 dollari al barile, mentre il petrolio WTI fino a 109 dollari al barile. E’ chiaro che la componente geopolitica dovrebbe avere un ruolo inmportante nella formazione dei prezzi, soprattutto visto che il presidente egiziano Morsi non ha alcuna intenzione di dimettersi.