Quando il prezzo del petrolio sale, le correzioni verso l’alto dei prezzi del carburante sono pressoché immediate, ma quando il barile di greggio vede il prezzo abbassarsi, la riduzione del costo di benzina e gasolio è molto lenta a recepire queste modifiche. Si tratta di un problema che ha animato parecchie discussioni, ma in questi giorni, con la crisi economica che imperversa e le possibili soluzioni ancora al vaglio, la situazione è diversa e intervengono le associazioni dei consumatori.
Tutto ciò è inaccettabile – sottolineano in una nota Adusbef e Federconsumatori – soprattutto in una fase di grave crisi delle famiglie e del Paese ed è perciò che, oltre le denunce, metteremo in campo tutte le iniziative di contrasto, politiche e legali. Rispetto al 2010 si evidenzia un incredibile differenziale di ben 18 centesimi al litro che provengono, guarda caso, da maggiori ed equivalenti introiti, sia indebitamente da parte della filiera petrolifera per 9 centesimi, sia da parte dell’Erario per maggiori tasse decise dal governo. Ogni pieno grava sull’automobilista 9 euro in più, pari a 216 euro all’anno. Nel primo semestre di quest’anno gli italiani hanno speso per i carburanti da autotrazione 30,7 miliardi di euro, ovvero 3,9 miliardi in più considerando i primi sei mesi del 2010. Di questa imponente spesa alla pompa ben 15,1 miliardi sono andati al fisco, che ha incamerato dai consumi di benzina e gasolio per autotrazione 669 milioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Dando per scontato che a determinare il prezzo finale dovrebbe contribuire (oltre al gravame fiscale, che in Italia è altissimo) prima di ogni cosa quello della materia prima (il petrolio), tuttavia effettivamente, confrontando i dati dell’ultimo decennio sul prezzo del petrolio e della benzina, é impossibile negare che il meccanismo è divenuto senza controllo e che gli equilibri che vengono seguiti, a scapito dell’utente finale, sembrano essere altri e sempre più difficili da arginare.