E’ necessario che le banche Italiane tornino a guadagnare dopo un quinquennio nel quale la loro redditività è stata pressoché nullo. E servono tagli ai costi: poco importa che vi siano da prendere decisioni drastiche in ogni settore che le riguarda.
E’ la ricetta che il governatore della Banca D’Italia Ignazio Visco suggerisce agli istituti italiani, con particolare focus sulla riduzione dei costi, sull’adozione di forme efficaci di governo societario e sulle operazioni di aggregazione”. Sono dichiarazioni che arrivano nel corso dell’assemblea annuale dell’Abi. E se l’intervento governativo per il salvataggio di alcune banche viene visto come necessario e completamente avvenuto nel rispetto della normativa e delle procedure europee, dall’altro porta senza colpo ferire l’attenzione su quello che non è andato nel comportamento degli istituti. Gli sprechi sono i maggiori indiziati in questo caso.
Tutto deve essere ritoccato in questo momento di transizione, anche “le remunerazioni complessive, a tutti i livelli” e le riduzioni dei dipendenti. Essi sono diminuiti del 12% dal 2008, ma ciò non basta: tale processo deve continuare, ovviamente anche con il “ricorso a ben calibrate misure di accompagnamento all’interruzione anticipata del rapporto di lavoro“. Nonostante questo il capo di Bankitalia guarda al futuro con ottimismo:
La soluzione delle situazioni aziendali dissestate e la ripresa economica stanno dissipando i rischi sulla tenuta del sistema e il giudizio dei mercati sulle prospettive delle banche italiane è migliorato negli ultimi mesi, riflettendosi in una robusta ripresa dei prezzi delle azioni. [Nonostante questo] rimane molto da fare per raggiungere una configurazione del settore in cui le banche siano in grado di generare utili adeguati a sostenere livelli di patrimonializzazione richiesti dalle regole a tutela della stabilità dei singoli intermediari e del sistema nel suo complesso.