Nelle Regioni del Centro e del Nord sono presenti oltre 25 mila sportelli bancari, mentre nelle Regioni del Sud si arriva a mala pena a poco più di 7 mila filiali; e questo nonostante il tessuto produttivo al Sud sia prevalentemente composto, rispetto al Nord, da piccole e medie imprese e da un’ampia presenza di lavoratori autonomi e liberi professionisti titolari di partita IVA. Anche per questo la Confartigianato, per voce del suo Presidente, Giorgio Guerrini, ha abbracciato senza riserve il progetto di costituzione al Sud della Banca del Mezzogiorno, fortemente voluta da Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia e delle Finanze.
Al riguardo, il mese scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di Legge per la nascita della nuova “Banca del Sud”, che non si chiama così, ma che prende il nome di “Banca del Mezzogiorno” in virtù del fatto che la Banca del Sud esiste già a Napoli. Il progetto non è chiaramente quello di dar vita ad un nuovo “carrozzone statale“, ma quello di far nascere una banca fortemente radicata sul territorio e che, partendo dal basso, garantisca accesso al credito, crescita e sviluppo economico.
Non a caso, lo Stato sarà presente nel capitale della nuova Banca con una quota e partecipazione simbolica, ragion per cui assume in tutto e per tutto la figura ed il ruolo di socio promotore di un Istituto che dovrà rispondere alle esigenze della gente e del piccolo imprenditore: dal lavoratore autonomo, magari neolaureato, che vuole aprirsi uno studio professionale, al piccolo imprenditore che vuole ampliare il proprio ristorante. D’altronde le associazioni degli imprenditori ed il sistema bancario, a partire dalle banche di credito cooperativo, sono apparse, all’avvio dei lavori, entusiaste di un progetto per il quale si guarderà, emulandolo, al modello del Credit Agricole, colosso francese al quale la Banca del Mezzogiorno punta ad ispirarsi.