Aver corretto all’ultimo momento la manovra obbligherà il ministero dell’Economia a darsi da fare e non poco in materia di Btp per il primo trimestre di questo 2019. Tentiamo di scoprire insieme cosa succederà.
Il riuscire ad evitare che la Commissione Europea facesse partire la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia è costato alle nostre casse 10,2 miliardi di euro: soldi che in qualche modo il paese deve recuperare per poter rispettare le promesse fatte e le scadenze archiviate. E come fare se non prendendo direttamente in considerazione il mercato e le scadenze dei titoli di Stato?
La situazione attuale è chiara nella sua crudezza: escludendo i bot, per ciò che riguarda la scadenza dei bond governativi vi sono almeno 37,7 miliardi da rinnovare ai quali si aggiungono i 50 miliardi di euro necessari nel 2019 all’amministrazione per governare e non far oscillare verso l’alto eccessivamente il debito pubblico. Tutti soldi che verranno cercati direttamente nel mercato finanziario.
Il calendario è abbastanza fitto: tra gennaio e marzo circa 30 miliardi di titoli verranno emessi, di cui 12 minimo coperti secondo le previsioni e le aspettative da un Btp a 10 anni mentre gli altri 18 miliardi saranno divisi a metà fra un buono a tre anni e un CctEu che avrà una durata compresa fra i cinque e i sette anni. Dopodiché sarà il mercato a dettare legge: bisogna comprendere come si muoverà ora che il quantitative easing è finito e la BCE non acquisterà più titoli come prima. Tenendo comunque da conto dei problemi relativi al comportamento di Donald Trump e la gestione del tema dazi e la crescita in calo.
E se questo non bastasse ad un certo punto vi saranno anche i giudizi delle agenzie di rating ad influenzare il tutto: a partire da Fitch il 22 febbraio, per continuare con Moody’s il 15 marzo e concludendo con Standard & Poors il prossimo 26 aprile.