L’Europa conferma la crescita dell’Italia migliorandone la stima e grazie alla manovra correttiva messa a punto dal governo Gentiloni fa altrettanto con quella relativa al rapporto tra deficit e pil, migliorando automaticamente la percezione dello Stato da parte degli investitori.
La ripresa è definita modesta, ma presente e nello specifico pari ad un + 0,9% per ciò che concerne il 2016 e dell’1,1 per ciò che riguarda il 2017. Ad aiutare in tal senso, soprattutto “l’espansione della domanda interna” considerato dagli analisti di Bruxelles “il maggior fattore di crescita” dello scorso anno. La politica accomodante della BCE ed una ripresa contestuale degli investimenti hanno fatto il resto. Come già sottolineato in diverse occasioni a pesare in modo particolare sull’Italia ed a trattenerla rispetto ad una ripresa effettiva vi è in particolare l’incertezza politica seguita dall’aggiustamento molto lento del settore bancario.
Di contro però vi è un’elevata fiducia nella manifattura da parte dell’Europa che potrebbe portare ad una “domanda esterna più forte di quella data dalle previsioni”: è evidente come siano molti i fattori a pesare sull’intera questione. Il vero problema? Nonostante i miglioramenti la penisola è quella che fa registrare i risultati peggiori, rimanendo ferma all’ultimo posto in Europa come tasso di crescita. E le tasse? Piùo meno invariate secondo Bruxelles:
Le misure aggiuntive prese ad aprile, soprattutto per aumentare la riscossione delle tasse, manterranno stabile il carico fiscale nonostante la riduzione della tassazione per le imprese dal 27,5% al 24% [con un] leggero deterioramento del deficit strutturale.
Ancora una volta sono chiari i punti deboli italiani: politica e banche.