Bond di Stato come in guerra per finanziare la ripresa del nostro paese e il Recovery Fund: è questa la proposta del presidente della Consob Paolo Savona, nel suo discorso tenuto durante l’incontro annuale con il mercato finanziario trasmesso in streaming. Un’idea che si avvicina molto a quella degli economisti Francesco Giavazzi e Guido Tabellini.
Bond non redimibili contro la crisi
L’Italia potrà pure essere in crisi, ha spiegato, ma non le mancano “solide fondamenta reali“: piuttosto, ha sottolineato, a scarseggiare è la “loro giusta considerazione“. E mentre sostiene che l’economia italiana non rappresenta un problema finanziario per il resto dell’Europa e del mondo non manca di criticare l’Unione Europea, che ha “dedicato più impegno alle istituzioni monetarie e meno a quelle finanziarie, con decisioni ed effetti pratici che hanno penalizzato il risparmio“.
Una posizione, quella antieuropeista di Paolo Savona, ben nota da tempo e che è seguita in questo frangente a una proposta specifica, già anticipata: quella di emettere titoli di Stato irredimibili con un rendimento intorno al 2%, analogamente a quel che ha pensato di mettere in campo il governo spagnolo. Ha spiegato il presidente della Consob:
Titoli di Stato e crediti Ue fanno aumentare il debito/pil. Se gli interventi decisi per fronteggiare la crisi produttiva si concentreranno in prevalenza sulla concessione di garanzie e d’incentivi all’indebitamento delle imprese si avrà un peggioramento della loro leva finanziaria, che renderà ancora più difficile e più lenta la ripresa dell’attività produttiva.
Se a queste spese e a quelle da mettere in campo per aiutare le famiglie in difficoltà si aggiungeranno poi i prestiti obbligazionari pubblici e crediti ottenibili dall’Unione Europea, sottolinea, vi sarà un Innalzamento ulteriore del rapporto debito pubblico/Pil. Rischiando in questo modo di incorrere in problemi ulteriori.
Soluzione controversa per la crisi italiana
Una soluzione quella proposta da presidente della Consob che non viene vista generalmente come di possibile applicazione perché mancherebbe un vero e proprio guadagno per i compratori, anche riconoscendo un tasso di interesse pari al 2% esonerato fiscalmente, il massimo dell’inflazione che la BCE si è impegnata a non superare.
In poche parole la palla passerebbe in mano ai cittadini, che se non acquistassero questi potenziali bond aiuterebbero a creare delle condizioni per le quali le tasse salirebbero: comprandoli invece impedirebbero che “che costi e vincoli possano essere imposti al Paese se non si raggiungessero i rapporti di debito pubblico/Pil nella misura concordata a livello europeo”. Un ragionamento semplice ma eticamente non corretto al 100%: ci si può aspettare che i cittadini paghino sempre e comunque invece di proporre una soluzione migliore?
Anche la messa in circolo di una criptomoneta pubblica è ritenuta utile da Paolo Savona: potrebbe portare liquidità senza violare nessun regolamento europeo.