Il nuovo meccanismo di stabilità europeo, ovvero l’ESM (European Stability Mechanism), non sembra avere la strada in discesa e rischia di diventare uno strumento controverso e non facilmente applicabile rispetto alla variabilità degli scenari sui mercati finanziari. Nonostante l’accordo raggiunto venerdì tra i leader dell’Eurogruppo, due paesi virtuosi del Nord Europa minacciano uno sgambetto all’euro e ai meno virtuosi stati membri della periferia europea. Infatti, Finlandia e Olanda hanno annunciato di essere pronte a bloccare l’acquisto di titoli pubblici sul mercato secondario da parte del fondo ESM.
Il Trattato istitutivo del fondo ESM (articoli 17 e 18) dice che per approvare l’acquisto di titoli di stato sul mercato primario (ovvero in asta) e secondario, il Consiglio dell’ESM deve decidere di comune accordo, ovvero all’unanimità. Il “no” di un solo stato membro, come può essere la Finlandia o l’Olanda, può vanificare la richiesta di aiuto di un paese in difficoltà e quindi anche l’efficacia dello scudo anti-spread.
A questa situazione c’è, però, una via d’uscita. Infatti, come previsto dall’articolo 4, la Commissione UE e la BCE possono avviare una procedura d’urgenza se ritenuta opportuna. In questo caso il via libera del Consiglio dell’ESM può avvenire anche con una maggioranza dell’85% dei voti espressi. La Finlandia ha una quota molto bassa (1,8%), che anche se sommata a quella dell’Olanda (5,72%) non porterebbe al blocco di minoranza. Ieri il portavoce del governo finlandese ha dichiarato che “la Finlandia valuterà caso per caso gli acquisti”.
Helsinki, secondo quanto dichiarato dal proprio funzionario di governo, intende probabilmente opporsi “ai futuri progetti di acquisto di titoli da parte dell’ESM sul mercato secondario”. Da Amsterdam, invece, il ministero delle Finanze ha dichiarato che “usare gli strumenti esistenti per acquistare obbligazioni sarebbe costoso e potrebbe essere fatto solo con una decisione all’unanimità. Ciò significa che l’Olanda dovrebbe votare a favore”. Ieri l’euro è tornato subito sotto pressione sui mercati valutari, perdendo quota contro le principali valute mondiali.