Anche Fitch non ha avuto alcuna pietà e ha provveduto a declassare il rating del nostro paese, congiuntamente a quello della Spagna: eppure, la giornata di ieri era stata improntata all’ottimismo, con lo spread sceso al di sotto dei quattrocento punti e il buon andamento dei Buoni Ordinari del Tesoro. Secondo l’agenzia in questione, la terza in ordine di importanza dopo Standard & Poor’s e Moody’s, l’Italia e altre quattro nazioni non sono attualmente in possesso della adeguata flessibilità finanziaria per far fronte alla crisi del debito. Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da dire che la nostra economia è stata declassata da A+ ad A-, un giudizio che contraddistingue ancora una buona affidabilità del credito, ma che si avvicina pericolosamente alle valutazioni “discrete”.
Gli altri stati coinvolti sono il Belgio, la Slovenia e Cipro, mentre il rating dell’Irlanda non ha subito alcuna variazione. In particolare, l’Italia è rimasta coinvolta in questa ennesima bocciatura a causa dei negoziati avviati dalla Grecia con i propri creditori, visto che la nazione ellenica sta tentando a tutti i costi di evitare il default; Fitch non ha certo dimenticato che i rendimenti dei titoli di Stato nostrani sono finalmente scesi a livelli più accettabili, ma la flessibilità viene vista per il momento come un requisito fondamentale. La stessa compagnia ha precisato come la divergenza tra le condizioni monetarie e quelle del credito nell’eurozona e l’outlook di breve termine della stessa fanno pensare immediatamente a una grande vulnerabilità.
D’altronde, già a dicembre la società statunitense aveva posto le cinque nazioni coinvolte sotto osservazione per dei possibili downgrade, situazione che si è puntualmente verificata un mese dopo; secondo gli economisti, comunque, la cosa più importante è che i rating di Italia e Spagna rimangano sullo stesso livello oppure al di sopra di quelli di Standard & Poor’s, altrimenti si rischiano delle situazioni finanziariamente poco piacevoli.
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