L’altalena dello spread italiano continua a preoccupare il governo Monti, nonostante in Europa siano stati fatti importanti passi in avanti sullo scudo anti-spread per neutralizzare nuovi pericolosi attacchi degli speculatori sui titoli di stato della periferia europea. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato che l’Italia resta molto vulnerabile agli shock esterni, considerando anche l’elevato debito pubblico che resta sopra la soglia del 120% del pil. Due giorni fa lo spread Btp-Bund è salito sopra 480, portando il rendimento del decennale italiano poco sopra il 6%.
Non siamo su livelli da allarme rosso, ma senza dubbio è più di un campanello d’allarme che lo stesso esecutivo Monti tiene in debita considerazione. La “zona di sicurezza” per lo spread italiano viene vista sotto 200 punti, anche se già sotto i 300 punti sarebbe più semplice avvicinarsi agli obiettivi di rientro dal debito pubblico. Ai livelli attuali il costo potrebbe superare i 10 miliardi di euro. Le attuali stime contenute nel Def di aprile indicano un costo sul debito a 84,2 miliardi di euro per il 2012 (ovvero il 5,3% del pil).
Nel 2013 gli interessi passivi sul debito dovrebbero aumentare al 5,4% del pil a 88,4 miliardi di euro, mentre nel 2014 le aspettative sono per un ulteriore aumento al 5,6% del pil. Se ci sarà una revisione al rialzo di queste stime, la situazione potrebbe sensibilmente peggiorare e potrebbe essere vanificato l’effetto spending review che per quest’anno è stimato in 3,7 miliardi di euro.
L’aumento del costo del debito rischia di mettere in pericolo l’obiettivo di centrare il pareggio di bilancio entro il 2013 e stabilizzare questi target negli anni successivi. A breve si impone tra l’altro un nuovo intervento da 6,6 miliardi di euro, sul fronte delle agevolazioni fiscali, per evitare che l’incremento dell’iva scatti in ogni caso dal 1° luglio 2013. Crescono le incognite sulla possibilità di portare a casa gli 11,2 miliardi a regime della spending review. Si tratta di elementi che potrebbero ancora impattare negativamente sul debito italiano e sull’andamento dello spread.