La premier britannica Theresa May, ha firmato la lettera di notifica per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, ovvero l’attivazione di quell’articolo 50 che è stato al centro dell’attenzione del referendum dello scorso anno. Inizia così ufficialmente l’iter burocratico che porterà l’unione a perdere uno dei suoi pezzi più importanti, un pezzo poco europeo, per modello e cultura, ma pur sempre un pezzo di continente che ha deciso, tramite un referendum, che questa Europa non è conveniente, economicamente e politicamente. Per quel che riguarda il lato culturale e sociale, i grandi assenti dell’unione, la Gran Bretagna non è mai stata europea. Troppa differenza di mentalità tra loro e gli europei, e non è un caso che spesso, gli anglosassoni veri, pronuncino la frase “noi inglesi, voi europei”. Diverso il modo di intendere il lavoro, diverso il modo di essere in società, diverso il modo di concepire determinate solidarietà.
Intanto, per il lato economico, la sterlina continua a scendere, per la gioia delle esportazioni, ma anche per i dolori delle importazioni, specialmente quelle alimentari, che sono sostenute nel paese che storicamente ha abbandonato l’agricoltura già da molto tempo. Così l’inflazione sale, per il cittadino comune, e l’economia sta leggermente rallentando, anche se la situazione, se confrontata con il sud Europa, e splendida.