Il Tribunale di Bari ha emesso la sentenza: la richiesta di archiviazione che era stata presentata dalla procura in merito all’indagine sull’acquisizione della Tercas da parte della Banca Popolare di Bari è stata accolta.
Quindi, il gruppo creditizio pugliese non ha in alcun modo messo in atto un’associazione a delinquere nel corso del tentativo di mettere le mani sul Gruppo Tercas. Punto focale del procedimento i due aumenti di capitale che sono stati avallati dai vertici della Banca Popolare di Bari. La magistratura ha fatto sapere in una nota come tali condotte non possono essere ritenute sotto ogni aspetto strumentali per lo sviluppo di una finalità delittuosa di truffa aggravata.
Tutto era iniziato con l’apertura dell’inchiesta dopo che un ex funzionario della Banca Popolare di Bari aveva denunciato lo stesso istituto creditizio, a cui era seguita poi la denuncia allo stesso per tentata estorsione da parte dell’istituto bancario pugliese guidato dal presidente Marco Jacobini.
La vicenda che ha rubato la scena sul banco del pm si riferiva ad una serie di presunti comportamenti irregolari e scorrettezze che la Popolare di Bari avrebbe compiuto per acquisire la Cassa di Risparmio di Teramo. Già nello scorso mese di agosto, l’istituto creditizio pugliese aveva rispedito al mittente tutte le critiche, giudicandole come delle vere e proprie accuse piene di rancore. La Popolare di Bari decise poi, per tutelare le scelte che aveva messo in atto, di richiedere fin da subito la massima chiarezza.
È stato il Procuratore aggiunto della Repubblica Roberto Rossi a richiedere l’archiviazione del procedimento. La risposta del Gip del Tribunale di Bari non si è fatta attendere, evidenziando come i comportamenti perpetrati da parte della Popolare di Bari non avessero alcun fine associativo che potrebbe essere ricollegato al reato associativo. Nessuna truffa della BPB in merito agli aumenti di capitale decisivi per portare a compimento l’acquisizione, nel 2017 della Tercas.