Terminata l’emergenza del cosiddetto “Wind Day” a Taranto, a bocce ferme è arrivato il momento di ragionare sull’ILVA e sull’impegno profuso dal nuovo corso aziendale per ridurre le emissioni inquinanti e coprire i parchi minerari.
Fonti vicine all’azienda, citate dall’agenzia Agi, fanno sapere che “Sino al 2014 sulla copertura dei parchi minerali era praticamente tutto fermo. Non mancavano solo i soldi, ma non c’erano tante altre cose. Da lì si è poi snodato un iter che, sia pure nella sua complessità, è approdato al risultato complessivo di avere sia le autorizzazioni pronte, sia il progetto approvato con decreto del ministro dell’Ambiente, sia l’investitore che mette le risorse per fare l’intervento”.
Una rivoluzione della filosofia del Gruppo, considerando che mancava tutto, a partire dai soldi e dagli investitori. Non solo: dal 2014 l’ILVA ha ottemperato a tutti gli obblighi di legge: “L’ILVA in Amministrazione Straordinaria ha pagato anche gli oneri di urbanizzazione al Comune di Taranto e il decreto del ministro è un’autorizzazione a tutti gli effetti ottenuta grazie al meccanismo delle conferenze dei servizi. Tant’è – aggiungono le stesse fonti aziendali – che laddove non è stata seguita questa strada ma si è andati attraverso il Suap del Comune, vedi l’edificio per i filtri a manica dell’agglomerato, l’iter è stato ancora più complicato ed ha richiesto anche un passaggio in Consiglio comunale”.
Continuano le fonti citate dall’Agi: “non dimentichiamo che affrontare tutta la parte preliminare alla copertura dei parchi, tra cui la caratterizzazione dell’area e la gestione dei cosiddetti fondi scavo, ovvero laddove si perfora il terreno per le analisi, non è stato per niente facile e solo l’ultimo Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n.d.r.) ha definitivamente sbloccato una serie di protocolli operativi che erano rimasti in sospeso.
Infine – osservano sempre fonti vicine all’Amministrazione straordinaria – non dimentichiamo che Am Investco ha accettato il progetto che c’è già, e questo non comporterà altre lungaggini, mentre Acciaitalia proponeva un suo progetto, il che avrebbe comportato rifare l’iter burocratico“.