Italia divisa in due, almeno se parliamo di tasse. La pressione fiscale comunale non solo non è omogenea nello Stivale, ma a peggiorare la situazione ci si sono messi nel 2013 i trasferimenti erariali. Gli stessi, hanno fatto registrare un incremento pari al 73 per cento al Nord e al 31 per cento al Sud. La ricerca per valutare cifre e situazione, è stata condotta da Svimez e i risultati sono stati sorprendenti. Chi abita nel Meridione, in pratica, tende a pagare di più di chi vive nelle regioni del Settentrione.
L’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, Svimez, denuncia quindi uno stato di cose che evidenziano quanto sia vero che le risorse trasferite dallo Stato ai Comuni hanno favorito lo scorso anno chi sta al Nord. Eppure dovrebbe essere il reddito a fornire la maggiore valutazione quando si tratta di esborsi erariali.
A livello di cifre, i dati vengono fuori dalla ricerca dal titolo “La pressione tributaria comunale: i valori per il 2013”. La stessa mette in luce il fatto che a partire dal 2012 e per tutto l’anno successivo, le entrate tributarie comunali sono calate al Nord del 17% e al Sud dell’11%, ma i trasferimenti erariali sono aumentati del 72,8% al Nord contro il 31% del Sud. Specificando in euro, dunque, le entrate tributarie comunali passano da 570 a 473 euro pro capite al Nord, da 475 a 421 euro al Sud. A questo punto, per quanto riguarda i trasferimenti al Nord si è passati dai 109 euro del 2012 ai 188 del 2013, mentre al Sud l’aumento è stato da 142 a 186 euro.
Le disuguaglianze si sono accresciute nel tempo, fino a diventare clamorose. Dal 2007 le cose sono andate modificandosi velocemente. Proprio in quell’anno, per esempio, ogni cittadino settentrionale ha versato al Comune di residenza in media 435 euro, diventati nel 2013 38 in più, cioè 473. Ogni cittadino del Mezzogiorno invece nel 2007 pagava 302 euro e 50 centesimi al Comune, nel 2013, cinque anni dopo, 421 euro, cioè 119 euro in più. La pressione fiscale, poi, varia da regione a regione e lo scorso anno la soglia più alta è stata toccata nei Comuni campani e liguri, con un valore pari rispettivamente a 2,8% e 2,6%, seguiti dai pugliesi, calabresi e molisani (2,3%), abruzzesi (2,2%) e lucani (2,1%); Toscana e Umbria registrano una pressione fiscale del 2%, Marche e Lazio dell’1,9%. I Comuni con minore pressione tributaria si trovano in Emilia Romagna (1,6%), Lombardia e Veneto, con valori per questi ultimi fermi all’1,4%. In percentuale, se parliamo di cassa, infine, i Comuni più esosi restano in Liguria: nel 2007 ogni ligure in media ha versato quasi 600 euro annui al proprio Comune di residenza, saliti a oltre 700 nel 2013, seguiti da Toscana (573 euro), Lazio (568), e Piemonte (500).