L’Italia? Paese di aziende (grandi e piccole famiglie) a conduzione familiare che di generazione in generazione accrescono il proprio business puntando su risparmio e innovazione.
La prima è una parola pressoché consolidata nel gergo finanziario. La seconda (innovazione) anno dopo anno si declina in forme diverse.
Come investire per sviluppare un’impresa? Come ci si può espandere? Con i fondi di private equity. Un’azienda rinomata, ma che ha poche risorse al momento, può aprire capitali e dare i timone a operatori in grado di moltiplicare mercati e fatturato per poi cedere la propria quota una volta che hanno raggiunto il loro obiettivo.
Sono molte le aziende di famiglia che usano i fondi per la fase critica del passaggio generazionale. I benefici sono molteplici. In questo modo le aziende a conduzione familiare fanno cassa, così da liquidare eventuali eredi che magari vogliono occuparsi di altro. E nel contempo la famiglia rimane azionista di un’impresa che, secondo i piani, potrà conoscere in pochi anni una nuova ‘età dell’oro’.
Sono numerosi i private equity attivi nel nostro Paese. Tra questi c’è Carlyle, che ha 203 miliardi di dollari di asset gestiti. Carlyle ha sede a Washington e conta quaranta sedi nel mondo mettendo a libro paga più di 1.600 professionisti.
L’ultimo colpo di rilievo lo ha portato a termine un mese fa di concerto con Euromoney, società britannica, e con altri investitori. La cordata ha speso 700 milioni di dollari per Dealogic, società che ha sede a NY e Londra e che offre dati e informazioni finanziarie a banche di investimento. Questa operazione di buyout trasferirà (la chiusura dell’operazione è prevista entro fine anno) il conrollo nelle mani el gruppo di private equity.