Brian Thomas Moynihan, amministratore delegato di Bank of America, non poteva utilizzare parole più chiare per descrivere il 2012 che attende l’istituto di credito statunitense: in effetti, la lettera di fine anno indirizzata ai dipendenti ha messo in luce la volontà dell’azienda di potenziarsi contro i principali rischi economici e di continuare a migliorare nei mesi a venire. La cultura del rischio finora implementata verrà dunque ulteriormente sviluppata e ogni lavoro verrà posto in essere in funzione dei prossimi tempi, i quali vengono definiti “turbolenti”. Come ha spiegato lo stesso Moynihan, Bank of America sta tentando di semplificare al massimo il proprio modello di business, oltre alla sua organizzazione, continuando a focalizzare l’attenzione sugli assets a basso impatto di rischio.
L’ad, poi, ha calcolato circa cinque miliardi di dollari in costi annuali da qui al 2014, anche perché il secondo maggior prestatore di tutti gli Stati Uniti deve far fronte ad alcune negatività, come ad esempio il reddito stagnante e i prezzi dei titoli azionari che vanno sostenuti in maniera adeguata. In effetti, le azioni della banca di Charlotte sono calate di ben cinquantotto punti percentuali nel corso di quest’anno, a causa, in particolare, dei costi crescenti che sono collegati alle ipoteche immobiliari e alla crisi del debito che sta attanagliando il continente europeo, due fattori che rendono finora ardua la ripresa finanziaria.
Il gruppo è stato anche costretto a tagliare i suoi assets più pericolosi di ben 117 miliardi di dollari, una operazione che è cominciata nel terzo trimestre del 2010, senza dimenticare la minore esposizione al debito sovrano del Vecchio Continente. Il predecessore di Moynihan, Kenneth Lewis, non aveva avuto una vita molto più semplice in questo carico: nello specifico, furono necessarie spese per oltre 130 miliardi di dollari, relative soprattutto a varie acquisizioni volte a creare il maggior prestatore americano per volume di assets, una scelta che non si vuole pagare caro proprio ora.
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