L’economia mondiale è di nuovo alle prese con una crisi finanziaria simile a quella di tre anni fa? Che cosa dicono esattamente le previsioni in tal senso? Sono queste le due domande che necessitano delle risposte più urgenti in questo momento, con gli alti spread sui debiti sovrani e i rischi default che incombono come grossi macigni: il raffronto tra il 2011 e il 2008 è quindi praticamente obbligatorio. Anzitutto, il precedente più “illustre” riguardò in prima battuta gli Stati Uniti per poi estendersi a macchia d’olio a tutto il resto del mondo, mentre stavolta la congiuntura sta nascendo dal continente europeo. C’è molto da imparare da quanto successo dal crack di Lehman Brothers in poi, così da ottenere delle previsioni attendibili per quest’anno: in realtà, però, attualmente si stanno commettendo gli stessi errori di non molto tempo fa, segno che la lezione non è stata affatto compresa.
In effetti, oggi come allora la crisi è stata agevolata dall’enorme debito accumulato e dall’eccessiva facilità con cui il credito è stato concesso, elemento che ha dato vita a questi debiti sovrani così preoccupanti. C’è comunque da precisare che almeno un errore del passato è stato evitato, vale a dire il comportamento delle autorità americane di fronte ai primi effetti della crisi; nel 2008 la gestione dei fallimenti a catena fu quasi nulla, mentre stavolta la Banca Centrale Europea ha evitato che la Grecia finisse in pasto ai mercati finanziari, tentando la via di una ordinata ristrutturazione del debito.
Il problema sta tutto nelle poche risorse e nello scarso potere politico a disposizione dell’Unione Europea ed è per questo motivo che le piazze scommettono su un default imminente di Atene e non solo. Per scongiurare il contagio ellenico e il conseguente effetto domino, è necessario che tutti i governi del Vecchio Continente siano collaborativi e si lascino guidare verso una gestione ancora possibile, altrimenti si rischia una situazione irreparabile.
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