La sfida che le banche degli Stati Uniti si apprestano ad affrontare nel nuovo anno è seria e rischiosa: il rischio deriva soprattutto dal progressivo deterioramento che sta interessando il debito sovrano europeo, con gli spread di molte nazioni che sono saliti alle stelle e il rischio di un contagio sempre più vicino. L’osservazione è di Fitch, una delle tre principali agenzie di rating a livello internazionale, la quale ha mostrato una certa preoccupazione per l’outlook del credito americano, nonostante la crisi del Vecchio Continente possa essere risolta in tempo e in maniera adeguata. L’esposizione di questi gruppi è infatti piuttosto elevata e bisogna quindi prestare la massima attenzione.
In particolare, il riferimento di Fitch va a paesi come la Grecia, l’Irlanda, l’Italia, il Portogallo e la Spagna, noti anche con l’acronimo Giips. Le banche coinvolte in tal senso, invece, sono le sei principali istituzioni del paese a stelle e strisce, vale a dire JPMorgan Chase & Company, Bank of America Corporation, Citigroup Incorporated, Wells Fargo & Company, Goldman Sachs Group e Morgan Stanley. Nello specifico, il rischio di una esposizione ammontava a cinquanta miliardi di dollari alla data del 30 settembre, pertanto il totale potrebbe anche essere aumentato nel frattempo. Vi sono, poi, altre esposizioni ai rimanenti paesi dell’Unione Europea, come la Francia e il Regno Unito, ma gli importi sono senza dubbio minori. Non è un caso se i titoli azionari statunitensi siano calati tutti insieme dopo la pubblicazione di questo rapporto.
Nel dettaglio, l’indice Standard & Poor’s 500 ha ceduto l’1,7%, mentre il riferimento Kbw Bank (indice che raggruppa ventiquattro compagnie) ha perso quasi due punti percentuali. Tra l’altro, c’è anche una certa ritrosia nel fornire questi dati: Goldman Sachs e JPMorgan, ad esempio, non hanno offerto un ritratto completo delle proprie perdite potenziali e dei relativi guadagni per quel che concerne l’eventuale default europeo, limitandosi ad escludere alcuni strumenti derivati.
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