Dopo le enormi turbolenze provocate dalla crisi subprime purtroppo non ancora finite, un’ altra vera e propria turbolenza, nel senso letterale del termine, potrebbe ulteriormente sconvolgere i mercati finanziari: stiamo parlando delle problematiche legate ai cambiamenti climatici, provocati dal riscaldamento globale, che potrebbero ulteriormente sconvolgere i già nervosissimi mercati finanziari. I mercati, infatti, non sono ancora preparati a gestire l’impatto delle variazioni estreme del clima, i cui disastrosi effetti sembrano destinati a diventare sempre più frequenti e sempre più virulenti, come l’ultimo terribile ciclone Ike abbattutosi con violenza sulle coste del Texas ha dimostrato.
Molti pensano a questo pericolo solo perché legato alle pesanti ripercussioni che hanno le catastrofi sulle assicurazioni (i cui risarcimenti sul tema sono passati dai 3,9 miliardi di dollari nel 1970 ai 23 miliardi di dollari del 2000 fino ai 108 miliardi del 2005 ed agli oltre 150 del 2006 ). Ma non è cosi, anche se secondo gli esperti di Kpmg, che hanno realizzato una ricerca sul tema, sono sei i settori principalmente a rischio e cioè: energia, trasporti, aviazione, turismo, sanità e finanza. Tutte le aree del business dovrebbero, però, riconsiderare le proprie attività nell’ottica della sostenibilità ambientale poiché le aziende che non rispetteranno i nuovi parametri saranno seriamente compromesse.
Questo grido di allarme proviene da Michael Huges, ceo della Baring Asset Managment, secondo il quale questa area non ancora “ prezzata” potrebbe presto portare a profondi sconvolgimenti sui mercati finanziari, già provati da crisi economiche, inflazione e tensioni geopolitiche internazionali. Parlando ad una conferenza di settore a Londra, il gestore ha avvertito che fenomeni come uragani, inondazioni e siccità potrebbero provocare degli scossoni brutali nelle quotazioni delle materie prime, settore già da tempo in forte tensione, oltre al rialzo generalizzato dei costi di assicurazione, che rappresentano già ora uno dei grossi problemi per la crescita economica per il suo alto potenziale inflattivo sui costi di produzione, alimentando ancora di più la paura di un risveglio ulteriore di quella che sembra essere diventato un vero e proprio spauracchio delle banche centrali mondiali. Il fatto stesso che i cataclismi siano imprevedibili pone il problema per i governi di non inserirli nelle proprie leggi finanziarie, provocando perciò una sottovalutazione della spesa pubblica.Il grido d’allarme del gestore della Baring, che fa capo a MassMutual Financial Group e gestisce un patrimonio di circa 21 miliardi di sterline, fa il paio con la preoccupazione delle compagnie verso questa componente del cambio climatico. Molte compagnie internazionali, infatti, hanno cominciato una politica di attenzione verso i fattori inquinanti, che possono provocare squilibri nell’atmosfera e di conseguenza provocare cambiamenti climatici improvvisi e pericolosi. News Corps, Hsbc, Swiss Re, Goldman Sachs, da tempo hanno annunciato la loro adesione alla campagna ecologista, dichiarandosi contro l’emissione eccessiva di gas nell’atmosfera ( la cosiddetta “carbon – neutral”, essendo il diossido di carbone uno dei principali colpevole dei cambiamenti climatici).
E’ da tempo che si parla di quanto possa incidere il discorso “ambiente” sull’andamento dell’economia ma… sembra che molti si ostinino ad ignorarlo!
Ciao
Stefano