Era solo una formalità, visto che in assenza della ratifica del Senato, al neo-presidente Trump bastava un semplice decreto legge, ma l’ordine esecutivo di oggi, con cui gli Stati Uniti si ritirano dall’accordo Trans Pacific Partnership, segna l’inizio del Trumpismo.
Per la finanza mondiale è dunque l’anno zero, e tutti gli analisti sono in attesa di vedere gli effetti sui mercati e sugli investimenti mondiali. Trump oggi ha incontrato l’establishment industriale degli Stati Uniti, e ha chiesto loro di investire in America, in cambio di un congruo abbassamento delle tasse. Trump ha sempre detto che il TPP era pericoloso per quegli industriali che ha incontrato oggi, e ricercherà di ottenere singoli trattati, anziché puntare sul blocco su cui Obama aveva impiegato due anni di trattative.
Paradossalmente, potrebbe essere proprio la Cina, che il neo-presidente vede come un nemico finanziario e industriale, ad approfittare di questo ritiro degli USA; senza un blocco occidentale, il Dragone asiatico potrebbe investire nel Pacifico, e rafforzarsi sui mercati proprio ora che la sua crescita è visibilmente rallentata. Intanto il dollaro continua a scivolare in basso, e si assesta a 1,074 con l’euro. Il risultato andrebbe bene per le esportazioni, ma gli Stati Uniti hanno anche un deficit commerciale molto ampio, proprio con la Cina, e soprattutto con la Germania.