Da un estremo all’altro. L’ennesima prova che sul mercato finanziario non si può mai essere tranquilli ed i dubbi sono praticamente continui, arriva dal mercato dei titoli di Stato che riaccende la questione sul rendimento degli stessi. Tutte le aste degli ultimi mesi hanno trovato una controparte ottima a fronte di un’offerta nella media e per questo motivo la tensione sul mercato MOT si è allentata. Si sono ridotti i rendimenti che a ben guardare sono quasi dimezzati per i titoli più a lunga scadenza e lo spread con il Bund è rientrato a livelli accettabili (ed il Governo si è preso il merito).
Ma se prima gli investitori erano restii a comprare Bot e BTP italiani per il rischio default del Paese (pur potendo beneficiare di rendimenti interessantissimi), ora il problema che potrebbe sbarcare sul MOT è l’esatto opposto; con i titoli annuali al 2.39% lordo, quelli trimestrali a 0.492% lordo è facile che gli investitori non siano più attratti dalla sicurezza dei titoli di Stato italiani e mirino quindi a girare la liquidità in altre forme di investimento.
Il paragone con i Buoni Fruttiferi Postali potrebbe essere il primo che l’investitore medio si trova a dover fare e se l’andamento ribassista degli interessi non troverà un freno immediatamente i BFP potrebbero diventare presto più convenienti, viste anche le condizioni sempre vantaggiose sul disinvestimento.
Parlando di numeri il rendimento dei BOT a tre mesi si conferma allo 0.492% lordo, in calo rispetto all’1.9% della precedente asta, mentre il rendimento dei BOT annuali (che tra i Buoni Ordinari sono sempre i più importanti) è passato dal 2.2% all’1.405%. In entrambi i casi la domanda è stata sostenuta, ma se l’andamento è questo sarà facile registrare una frenata nelle richieste proprio nei prossimi mesi con conseguenze per la posizione dell’Italia in Europa.