Secondo quanto emerge dall’outlook mensile dell’Abi, ovvero l’Associazione bancaria italiana, le sofferenze delle banche italiane a fine settembre scorso sono risultate in aumento del 15,3% da inizio anno, confermando il trend di crescita dei mesi scorsi. In particolare, al 30 settembre 2012 le sofferenze lorde erano cresciute di 1,8 miliardi di euro rispetto ad agostto a 117,6 miliardi di euro. Rispetto a settembre 2011 l’incremento delle sofferenze tocca i 15,6 miliardi di euro, ovvero più del 15% su base annua.
Se rapportate agli impieghi le sofferenze sono aumentate al 5,9% a fine settembre scorso, rispetto al 5,1% registrato nello stesso periodo dello scorso anno. Le sofferenze nette sugli impieghi totali sono aumentate al 3,46% dal 3,41% evidenziato ad agosto scorso, mentre nello stesso periodo del 2011 erano al 2,86%. Su capitale e riserve le sofferenze nette bancarie pesano per il 18,13%. Le sofferenze al netto delle svalutazioni erano pari a 67,2 miliardi di euro, ovvero 1,5 miliardi in più rispetto a un mese prima e quasi 12 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno per un incremento del 21,6%.
Di recente anche Bankitalia ha espresso tutte le sue preoccupazioni per questo trend di crescita delle sofferenze bancarie, che hanno ormai raggiunto il 40% dei crediti deteriorati presenti nelle sei principali banche italiane (Intesa SanPaolo, Unicredit, Banca Mps, Ubi Banca, Banco Popolare, Bca Pop Milano). La recessione in Italia e in molti paesi europei sta pesando molto nei bilanci delle banche, in gran parte relativamente all’attività creditizia mentre l’attività di trading sembra essere l’unica in grado a sostenere i conti degli istituti di credito italiani.
Alla borsa di Milano i timori sulle banche italiane restano ancora vivi, tanto che il settore resta il più volatile in assoluto rendendo difficile le previsioni di investitori e analisti finanziari. La situazione non dovrebbe migliorare nei prossimi mesi. Gli esperti si aspettano un peggioramento della qualità del credito, nonostante la tenuta dei ricavi e la riduzione dei costi. Il processo di ristrutturazione delle banche italiane dovrevìbbe durare ancora a lungo, per cui gli istituti di credito restano sempre soggetti ad eventuali shock esterni.