Credit Suisse, uno dei gruppi bancari più importanti di tutta la Svizzera, ha deciso di chiudere le proprie operazioni creditizie di Taiwan, paese in cui è appunto presente una filiale: in questo modo, secondo le prime indiscrezioni di cui si è in possesso, si andrebbero a eliminare una ventina di posti di lavoro. Il Credit Suisse Ag Taipei Bank Branch, specializzato soprattutto in reddito fisso, tassi di cambio esteri e operazioni relative al mercato monetario, chiuderà quindi i battenti, una decisione privata su cui vige ancora il massimo riserbo. C’è comunque da precisare che il paese asiatico potrà ancora beneficiare dei servizi concernenti la ricerca azionaria e il trading commerciale della banca elvetica.
L’intento dell’istituto di credito di Zurigo è sostanzialmente quello di ridurre gli assets finanziari più rischiosi, in particolare quelli dell’unità in questione, così da migliorare i rendimenti e i business. Inoltre, si punta anche a tagliare oltre 1.500 posti di lavoro e a riorganizzare in maniera adeguata l’ambito azionario, dopo che la divisione non ha fatto che registrare perdite su perdite da tre anni a questa parte. Tra l’altro, i licenziamenti del settore finanziario sono saliti a quota 200mila nel corso di quest’anno, dopo che anche Citigroup ha provveduto a un taglio simile e sempre con il medesimo obiettivo, vale a dire la riduzione dei costi per sostenere la domanda e il reddito.
Due settori su cui il gruppo svizzero si concentrerà saranno sicuramente quelli dei mercati emergenti e delle commodities; inoltre, vanno assolutamente ridotti gli sconfinamenti quando si coprono determinati paesi, industrie e prodotti. Il via libera operativo per la filiale di Taiwan risaliva al 2008, dunque le attività vere e proprie sono durate all’incirca un triennio. Credit Suisse è convinta che in tale maniera possa essere pronta a per Basilea III, in particolare cercando di recuperare sull’indice di redditività del capitale (il Roe per intenderci).
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