Oltre alla Grecia, l’altro grande osservato speciale nella zona euro è senza dubbio la Spagna. Negli ultimi mesi Madrid sta sperimentando una pericolosa accelerazione della crisi bancaria, dovuta alle perdite legate allo scoppio della bolla immobiliare. Molti istituti di credito necessitano di nuove iniezioni di liquidità per evitare il tracollo e ciò potrebbe compromettere irrimediabilmente la capacità del governo, targato Mariano Rajoy, di rispettare gli obiettivi di deficit di bilancio concordati con l’UE: 5,3% nel 2012 e 3% nel 2013.
Il caso più spinoso resta Bankia, già sostenuta dal governo con un’iniezione da 4,5 miliardi. La banca è la terza più grande del paese e ha in pancia il 10% dei depositi spagnoli. Il cda di Bankia ha fatto esplicita richiesta di altri 19 miliardi di euro, dopo che la scorsa settimana il ministro dell’Economia Luis de Guinedos aveva stimato in 9 miliardi il fabbisogno per la banca. JP Morgan aveva stimato, invece, una possibile richiesta di 8,6 miliardi, Goldman Sachs 13,5 miliardi.
Bankia è nata nel 2010 dalla fusione di sette casse di risparmio in difficoltà. Si stima che dei 185 miliardi di euro dei prestiti totali, il 17,2% (cioè 31,8 miliardi) è costituito da crediti difficilmente recuperabili e in ogni caso di dubbio valore. La crisi di Bankia sta contagiando tutto il settore bancario spagnolo, anche colossi come Santander e Bbva. Venerdì Standard & Poor’s ha tagliato il rating di Bankia a BB+ da BBB-, per cui i titoli della banca spagnola sono ora al livello “junk” (spazzatura).
► RISCHIO CORSA AGLI SPORTELLI IN SPAGNA
S&P ha abbassato il rating di altre 4 banche: Banco Popular, Banca Civica, Banco Financiero de Ahorros, Bankinter. In grande difficoltà ci sono poi le regioni, che controllano oltre un terzo della spesa pubblica nazionale. Venerdì la Catalogna ha fatto sapere di aver bisogno di aiuti finanziari, in quanto ha grandi difficoltà a rifinanziare il debito e per far fronte ai pagamenti. Secondo il Fmi, il sistema finanziario spagnolo ha un’esposizione di 300 miliardi sull’immobiliare, cioè un terzo del pil: tra il 2012 e il 2013 le perdite potrebbero raggiungere i 260 miliardi di euro.