Intesa Sanpaolo svaluta Atlante ma chiude il 2016 con un utile netto di 3,1 miliardi, in aumento del 13,6% rispetto a quello precedente. E’ stato reso noto infatti che nel trimestre tra ottobre e dicembre l’utile è salito a 776 milioni, rispetto ai 13 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente.
Il risultato è leggermente inferiore della stima degli analisti, posta a 804 milioni ma al contempo i proventi trimestrali sono saliti a 4,2 miliardi, con interessi netti in calo a 1,7 miliardi e le commissioni nette in aumento a 2 miliardi. Come da piano di impresa il consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo proporrà all’assemblea la distribuzione di un dividendo cash da 3 miliardi per coprire i 10 miliardi di euro in dividendi complessivi previsti nel periodo 2014-2017.
Il guadagno, sottolineano da Intesa Sanpaolo, sarebbe stato maggiore senza, si cita testualmente:
I contributi ordinari e straordinari al fondo di risoluzione, i contributi ordinari al fondo di garanzia dei depositi e gli oneri relativi alle rettifiche di valore riguardanti Atlante e lo schema volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi” che hanno ridotto i profitti e che porteranno alla svalutazione degli 845 milioni investiti nel fondo Atlante utilizzato per salvare le banche popolari di Vicenza e Veneto .
Le prospettive di crescita rimangono le stesse e nessun nodo è stato svelato ancora sulla possibilità di fusione con Generali: al momento ci si limita a definirlo un “case study“. Gli analisti ovviamente sono attenti al tema ma quella che poteva sembrare un’opzione da rincorrere a passo veloce, sembra essersi ora scesa ad un’idea confusa per dar modo alla banca di verificare in pieno se si tratti di un’operazione fattibile e conveniente. Insomma, i tempi sembrano allungarsi e gli obiettivi perdere chiarezza.