Un po’ a sorpresa è arrivata la notizia dell’inserimento di Unicredit nella lista delle banche di importanza sistemica (Sifi o G-Sib) compilata come sempre dal Financial Stability Board (FSB). Il gruppo bancario milanese è l’unico istituto di credito italiano inserito nella lista del FSB, che in tutto comprende 28 banche mondiali. Lo scorso anno la lista comprendeva una società in più, poi sono uscite Dexia, lloyds e Commerzbank e sono entrate il colosso bancario spagnolo Bbva e Standard Chartered.
Oltre a dover rispettare i requisiti di capitale richiesti dalla normativa Basilea 3, secondo il Financial Stability Board la banca di Piazza Cordusio dovrà effettuare una ricapitalizzazione per rafforzare ulteriormente i ratios patrimoniali. Dall’analisi di FSB emerge che Unicredit dovrà avere l’1% di capitale aggiuntivo (common equity). La banca italiana è stata inserita nella fascia più bassa della lista, assieme a Bbva, Bpce, Credit Agricole, Ing, Banco Santander, Société Générale, State Street e Wells Fargo.
La lista delle 28 banche mondiali è stata infatti suddivisa in quattro fasce, a seconda della richiesta di capitale aggiuntivo. I requisiti aggiuntivi dovranno essere rispettati dal 2016 per tutte quelle banche che saranno inserite nella lista definitiva, che sarà comunicata solo a partire dal 2014. Il Financial Stability Board cerca così di garantire una maggiore stabilità al sistema finanziario globale, controllando i livelli patrimoniali di quelle banche sistemiche che, in caso di fallimento, rischierebbero di mettere in pericolo l’intera sistema finanziario globale come successo ad esempio dopo il crack Lehman Brothers.
Nella fascia più alta della lista (capitale aggiuntivo del 2,5%) troviamo Citigroup, Deutsche Bank, Jp Morgan Chase e Hsbc. Poi in seconda fascia (capitale aggiuntivo del 2%) ci sono la britannica Barclays e la banca transalpina Bnp Paribas. In terza fascia (capitale aggiuntivo dell’1,5%) troviamo le banche svizzere Credit Suisse e Ubs, poi quelle statunitensi quali Goldman Sachs, Bank of America Merrill Lynch, Morgan Stnaley e infine la britannica Royal Bank of Scotland. L’ultima fascia è quella in cui è inserita Unicredit.