Si parla tanto di petrolio, aumento dei prezzi e di produzione da parte dell’Arabia Saudita. Forse però non tutti sanno che esistono Paesi africani dove di petrolio ce n’è ed anche tanto ma l’economia non cresce proporzionalmente rispetto alla ricchezza di questa risorsa. Esempio eclatante è la Nigeria che non riesce a crescere quanto dovrebbe a causa dell’instabilità politica, della corruzione, della cattiva gestione delle politiche macroeconomiche; i continui scontri etnico-religiosi hanno creato una situazione d’insicurezza generale all’interno del paese.
Inoltre la decisione dell’Arabia Saudita di aumentare la produzione di greggio ha rischiato di essere inefficace per ridurre la corsa dei prezzi a causa del blocco della produzione in Nigeria in seguito all’attacco lanciato dai militanti del Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend) ad un impianto offshore del colosso petrolifero Shell. Tale evento ha tenuto chiuso l’impianto per svariati giorni. Il Presidente nigeriano Umaru Yar’Adua ha ordinato il rafforzamento delle misure di sicurezza nella regione del Delta del Niger, all’indomani dell’attacco.
Abbiamo riavviato la produzione,
ha detto un portavoce del colosso anglo-olandese senza precisare se l’impianto e’ stato riattivato a piena capacita’. Il sito di Bonga si trova a circa 120 chilometri dall costa e ha una capacita’ nominale di 220 mila barili al giorno con una produzione che vale circa 3,6 miliardi di dollari.
Il Paese dipende fortemente dal petrolio: esso fornisce il 20% del PIL, il 95% delle esportazioni e il 65% delle entrate governative. Per questo una crisi del settore petrolifero potrebbe ripercuotesi in maniera drastica in Nigeria come già successe durante le crisi petrolifere degli anni ‘70. La Nigeria sta conoscendo sostanziali riforme proprio grazie alla nuova amministrazione civile e al Presidente. il governo sta intraprendendo la via delle riforme anche in materia militare, cercando di diminuirne la valenza politica.