Dopo l‘Europa anche il Giappone oggi è entrato in recessione mentre il Fondo monetario internazionale ha fatto sapere di aver bisogno di almeno 100 miliardi di dollari per combattere la sempre più grave crisi economica che sta minacciando il mondo. Nel frattempo, cresce l’attenzione per il settore dell’automobile, che sta attraversando un momento difficile: mentre il Senato americano inizierà a discutere oggi il piano di salvataggio, la Germania incontrerà i vertici di Opel, divisione di General Motors e la giapponese Toyota è finita sotto la lente di ingrandimento di un’agenzia di rating. I dati macroeconomici mostrano un Giappone, la seconda economia mondiale, che nel terzo trimestre scivola nella sua prima recessione negli ultimi sette anni mentre la crisi finanziaria ha ridotto la richiesta per le esportazioni giapponesi. La contrazione dello 0,1% registrata nel Paese nel trimestre luglio-settembre è stata peggiore del previsto. In termini annualizzati il Pil del Giappone è calato dello 0,4% tra luglio e settembre, deludendo attese che indicavano un progresso dello 0,3%.
La Borsa di Tokio, dopo una seduta dominata dalla più assoluta volatilità, non ha drammatizzato e ha chiuso in progresso dello 0,7%. Anche l’Europa è entrata ufficialmente in recessione, dopo due semestri consecutivi di contrazione, mentre Gran Bretagna e Stati Uniti sono sull’orlo della recessione e l’economia cinese sta rallentando vistosamente. La banca centrale di Francia ha detto che l’economia francese potrebbe subire una contrazione dello 0,5% nel quarto trimestre. Gli esperti temono però che per le economie mondiali la crisi non abbia ancora raggiunto il punto peggiore.
Dobbiamo aver ben presente che le (nostre) condizioni economiche possono peggiorare ulteriormente con un inasprimento delle crisi che hanno intaccato Stati Uniti ed Europa,
ha spiegato il ministro giapponese dell’Economia, Kaoru Yosano. Il numero uno del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ha detto alla tv britannica Bbc che al Fmi servono almeno altri 100 miliardi di dollari nei prossimi sei mesi per aiutare i Paesi ad uscire dalla crisi.
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