Class action Federconsumatori su prestito convertendo BPM

 Partita la class action contro il convertendo Bpm, promossa da Federconsumatori, i cui legali, la prossima settimana, depositeranno l’atto di citazione al Tribunale di Milano. Gli oltre 15 mila risparmiatori quindi riceveranno finalmente una tutela: tutti clienti della Bpm a cui nel 2009 era stato venduto il Bond Convertendo 2009/2013, che non era una semplice obbligazione o comunque uno strumento finanziario a basso rischio, ma  un derivato non negoziato in Borsa. Il tasso di interesse offerto era allettante (cedola del 6,75% lorda) e impiegati, operai, insegnanti e liberi professionisti si sono fidati.  A fine dicembre è stata decisa la conversione anticipata del prestito e chi l’ aveva comprato ha scoperto di aver perso un bel po’ di quattrini: stiamo parlando di quasi il 90% di quanto investito.

Si apre così la class action, Federconsumatori ha raccolto già oltre 400 adesioni. Tra i risparmiatori c’è chi sostiene di essere stato realmente raggirato dagli impiegati della banca, su questo ovviamente indagherà la giustizia. C’ è chi addirittura è stato convinto dalla banca  a vendere Btp per comprare il convertendo, chi sottolinea di essere stato chiamato a casa da un responsabile per «un’ occasione unica», con capitale garantito con rendimento del 6,75%». Inoltre tra i vari documenti firmati per l’acquisto del convertendo, alcuni che dichiarano il livello di rischio: «audace-deciso».

Purtroppo non sono poche le banche che hanno inserito questa dicitura, al posto di inserire rischioso o rischiossimo é più elegante (o forse più ingannevole) inserire “dinamico”, “audace”, “deciso”. E così finisce che chi non ha propriamente due lauree in economia e si fida del consulente di turno, compra 10.000 euro di bond e si ritrova con un pugno di mosche. Ora la procura di Milano dovrà indagare se realmente, come sostengono alcuni risparmiatori, la banca abbia agito in conflitto di interessi recando danni ai suoi clienti. Su questo punto si é già espressa la  Consob sanzionando l’attuale direttore generale della Bpm, Enzo Chiesa, e il suo predecessore Fiorenzo Dalu, con 175 mila euro ciascuno, la causa di questa multa: non aver agito  «con diligenza, correttezza e trasparenza nell’ interesse dei clienti».

 

 

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