Chi nel mese di novembre, dell’anno 2011, all’apice della crisi dei Btp, ha acquistato un Btp a 10 anni, oggi ha raccolto tra rivalutazioni del prezzo e cedole un importante «più 40%».
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Oggi i rendimenti dei titoli di Stato risultano anche sotto la famosa quota quattro cioè sotto il 4% del rendimento. Per ritornare ad ottenere quei rendimenti è necessario allungare le scadenze. Perché, nel frattempo, l’ aria è cambiata. I rendimenti hanno iniziato a scendere e i prezzi a salire, anche se tra alti e bassi anche ragguardevoli. Poi, in seguito all’intervento della Bce del luglio 2012, i rendimenti hanno cominciato a comprimersi verso il basso, fino alla rottura all’ingiù del limite minimo del 4%.
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Una soluzione, quindi per tornare sopra «quota quattro», è quella di dilatare i tempi: rivolgersi per esempio sui Btp a 15 anni, che premiano la scadenza più lunga con tassi più alti. All’asta di ottobre hanno dato un rendimento del 4,6%, contro il 4,3% a cui nelle stesse ore erano scambiati i decennali. Un’altra eventualità è quella di considerare ancora il decennale, rimanendo in attesa per un po’ e scommettendo che la tendenza generale del rialzo dei tassi prenda piede anche sul mercato dei Btp. Se prendiamo ad esempio, il titolo con scadenza «agosto 2023», cedola nominale al 4,75% e quotazione a 108, se da «sopra la pari» ci si accosta a quota 100, il tasso effettivo ripete la salita verso il 4,75% della cedola. Ci sono poi, sicuramente, le obbligazioni societarie: di solito con tassi più alti ma anche maggior rischio e minore liquidità.