La Banca Popolare di Milano continua a soffrire di evidenti problemi di governance, tanto che il presidente del consiglio di gestione Andrea Bonomi ha lanciato un allarme in vista della prossima assemblea dei soci del 22 giugno, che sarà chiamata ad approvare l’aumento di capitale da 500 milioni di euro per rimborsare i Tremonti bond in scadenza. Bonomi ha sottolineato di non aver cambiato idea sulla necessità di una modifica alla governance, ma per ora il mercato non ha apprezzato il passo indietro sulla possibilità di trasformare la popolare in Spa.
aumento capitale bpm
Moody’s boccia Bpm a “junk” dopo stop alla spa
La decisione di congelare il processo di trasformazione da banca popolare a società per azioni continua a pesare sull’andamento in borsa del titolo Banca Popolare di Milano, che anche stamattina risulta il peggiore sul listino azionario milanese FTSE MIB con un calo del 3,06% a 0,444 euro. A favorire il proseguimento del ribasso è stata anche la scure calata da Moody’s, che ha deciso di portare il rating al livello “junk” (spazzatura). L’agenzia di rating ha diminuito il giudizio sul merito di credito di Bpm a “Ba3”.
Bpm trasformazione in Spa piace alla borsa
La decisione di trasformare il modello della banca da popolare a Spa piace ai mercati e il titolo Banca Popolare di Milano continua a fare bene in borsa, dopo che ieri le azioni dell’istituto di credito di Piazza Meda avevano messo a segno una performance superiore all’11%. Stamattina, infatti, il titolo Bpm –quotato con il ticker PMI – evidenzia un rialzo del 4,88% a 0,516 euro. I prezzi sono già saliti fino a 0,518 euro, sui massimi delle ultime due settimane. Soltanto due giorni fa il titolo navigava in brutte acque alla borsa di Milano.
Bpm bilancio 2012 in perdita per 430 milioni
La pulizia di bilancio di Banca Popolare di Milano porta il gruppo a dover far fronte a perdite superiori alle attese. I mercati non hanno apprezzato molto i dati di bilancio. A Piazza Affari le azioni Bpm hanno chiuso la seduta di borsa con un calo del 5% a 0,4428 euro. Il titolo è sceso sui livelli più bassi da fine dicembre scorso a 0,4402 euro. La perdita netta è stata di circa 430 milioni di euro, dovuta principalmente alle svalutazioni degli avviamenti e agli accantonamenti sui crediti.