Accreditamento azioni ai creditori di Parmalat

La Parmalat è stata travolta da un crack finanziario scoppiato alla fine del 2003, che l’ha costretta a dichiarare bancarotta. Con decreto del Ministero delle Attività Produttive gran parte delle Società del Gruppo sono state ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi e il Dr. Enrico Bondi è stato nominato Commissario straordinario. Il fallimento della Parmalat è costato l’azzeramento del patrimonio azionario ai piccoli azionisti, mentre i risparmiatori che avevano investito in bond hanno ricevuto solo un parziale risarcimento. Il Tribunale di Parma dichiarò insolventi le società nominando Giudice Delegato il Dr. Vittorio Zanichelli e con tali sentenze, furono fissate le date per il deposito delle domande di insinuazione e per la verifica dei crediti. Grazie al cosiddetto decreto “salva-imprese”, Parmalat fu salvata dal fallimento e la sua direzione fu affidata come già detto all’amministrazione straordinaria di Enrico Bondi, che ha risanato parzialmente i conti (pur dovendo ancora rispondere completamente alle richieste di risarcimento dei vecchi risparmiatori). Successivamente gli obbligazionisti hanno visto le loro obbligazioni convertite in azioni Parmalat di nuovo tipo, quotate alla Borsa di Milano.

Niente ICI e niente infrastrutture e difesa del suolo in Sicilia e Calabria

Il taglio dell’ICI ha reso contente un numero immenso di famiglie, l’abolizione della tassa sulla prima casa farà si che gli italiani possano dedicare ad altre spese la somma che fino a poco fa veniva periodicamente sottratta. Ricordiamoci però che lo Stato rappresenta un’azienda, seppur senza scopo di lucro, per cui il “risultato di esercizio” non può chiudere in perdita. Non avendo ovviamente uno scopo lucroso, è comunque auspicabile che possa chiudere i conti di fine anno almeno alla pari. Cosa significa? In parole semplici, dato che è stata abolita la tassa Ici che per lo Stato rappresenta un entrata, ovviamente per pareggiare tale perdita lo Stato dovrà ridurre i costi. Ed anche in questo caso lo Stato non si è smentito ed ha pensato di sottrarre somme dai fondi che erano destinati alle infrastrutture e alla difesa del suolo (ex risorse Ponte Stretto) in Sicilia e in Calabria (1.363,5 milioni di euro).

Petrolio: settimana altalenante, apertura di un’inchiesta da parte della Commodity Future Trading Commission

La settimana è stata altalenante per i prezzi del petrolio: inzialmente le quotazioni hanno perso terreno, tanto da arrivare a segnare un minimo a ridosso dei 124,5 dollari, dopo, un’improvvisa impennata ha portato il greggio a 128 dollari. Gli acquirenti sono scesi nuovamente in campo dopo che è stata diffusa la notizia relativa all’apertura di un’inchiesta da parte della Commodity Future Trading Commission per manipolazione dei prezzi.

Ne sentiamo spesso parlare, ma cosa si intende per manipolazione dei prezzi nel mercato delle commodities? Ogni singolo contratto future che viene trattato, su qualsiasi cosa, comporta, per definizione, l’esistenza di un compratore e di un venditore al medesimo prezzo. Pertanto, il numero totale delle posizioni in acquisto (long) e di quelle in vendita (short) è sempre in perfetta parità. Questo è importante, perchè quando si parla di manipolazioni del mercato, bisogna rendersi conto che ogni posizione in vendita esistente è sempre perfettamente corrisposta da una in acquisto. Quando il prezzo salta, al rialzo o al ribasso, vuol dire che comunque ad un certo suo livello si è trovato qualcuno disposto a comprare e a vendere. Il salto (cioè l’assenza di negoziazioni in un determinato intervallo di prezzo) vuol dire invece che nessuno era disposto a fare da controparte in quella fascia di prezzo ritenuta evidentemente troppo alta o troppo bassa.

Renato Brunetta punta alla privatizzazione di enti previdenziali e assicurativi

Il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta designa un nuovo piano industriale e ai sindacati parla chiaro: trasformare in S.p.a. alcuni rami della Pubblica Amministrazione. Entro 3-5 anni potranno essere recuperate risorse per 40 miliardi anche attraverso la dismissione di quote residue di patrimoni immobiliari, di strutture statali e delle attività non-core di fatto costituite in rami d’azienda improduttivi. Saranno trasformate in Spa (controllate però sempre dallo Stato) o in Agenzia degli enti economici, innanzitutto gli organi previdenziali e assicurativi. Questo è, secondo il ministro anche un modo per ovviare all’inefficienza del sistema, perché si sa, anche in passato la privatizzazione ha avuto lo scopo di rendere più organizzati e competitivi alcuni settori.

Ricordiamo ENI, di cui Goldman Sachs acquisì l’intero patrimonio immobiliare; Enel per la cui privatizzazione lo Stato ha incassato 56 miliardi di euro; ancora nel 1993 avvenne la privatizzazione del gruppo Sme, azienda pubblica controllata dall’IRI con una quota del 64%, quell’anno con la prima tranche della privatizzazione, relativa al settore surgelati e a quello dolciario del gruppo Sme, il gruppo svizzero Nestlé acquisì i marchi: Motta, Alemagna, La Cremeria.

Europia e Commissione Europea per contenimento consumi di carburante ed emissione di Co2

L’associazione dell’industria petrolifera europea (Europia) e la Commissione Europea incoraggiano i consumatori ad adottare piccoli accorgimenti nel proprio stile di guida e così contribuire alla tutela dell’ambiente potendo anche ottenere dei risparmi sul carburante dati i prezzi in continua ascesa. L’iniziativa, è stata presentata ieri a Roma dal presidente dell’Unione Petrolifera, Pasquale De Vita, vi hanno partecipato i 29 Paesi europei che aderiscono alla campagna che propone consigli su come guidare in modo più conveniente per le tasche e per l’ambiente: controllare la pressione delle gomme una volta al mese (con le gomme sgonfie, il consumo di carburante può aumentare fino al 4%); rimuovere pesi inutili dal bagagliaio o dai sedili (più l’auto è pesante, più il motore deve lavorare e maggiore sarà il consumo di carburante); chiudere i finestrini, soprattutto ad alte velocità; rimuovere il portapacchi se non lo si utilizza ed evitare accessori che penalizzano l’aerodinamica dell’auto (in tal modo, riducendosi la resistenza dell’aria, il consumo di carburante e le emissioni di Co2 possono diminuire fino al 10%).

Contratto a progetto: maschera un rapporto di lavoro subordinato?

Si tratta del contratto regolato dal decreto legislativo 276/03 con il l’intento teorico di limitare l’uso di quelle collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co), che avvalendosi di un ridotto costo del lavoro nella sostanza mascherano rapporti di lavoro dipendente. In realtà anche la nuova norma, senza un adeguato intervento della contrattazione collettiva, consente di celare dietro a un contratto a progetto un rapporto di lavoro dipendente a tutti gli effetti. Il progetto è un’attività (anche produttiva) identificabile e collegata a un risultato. Può essere connessa a un’attività accessoria, ma anche principale dell’impresa.

Di fatto le co.co.co. non sono state abrogate, ma continuano ad essere ammesse in specifici casi: nel settore pubblico, nelle professioni intellettuali, per gli amministratori di società, per i partecipanti a collegi e commissioni, per coloro che percepiscono pensione di vecchiaia, per collaborazioni rese ai fini istituzionali per società sportive, per prestazioni nei limiti di 30 giorni e 5 mila euro annui.

Pubblicità della new economy: addio pagine gialle

I nuovi strumenti pubblicitari si sono dimostrati, a volte, più efficaci ed estremamente più economici di quelli tradizionali. Lo sviluppo della rete sta dando nuovo impulso al settore con l’affermarsi di strumenti tipici del mondo virtuale. Fondamentalmente, la vendita di visibilità sul web ripropone il concetto dei media classici per i quali l’inserzionista paga in base al bacino di pubblico che il canale in questione (stampa, radio, tv) è in grado di raggiungere, misurato attraverso strumenti statistici, come ad esempio l’auditel, che rappresentano proiezioni su larga scala di un consumo mediatico indagato su piccola scala. L’on line è oggi regolamentato dalla normativa tradizionale ma, a breve, saranno introdotti principi ad hoc per la pubblicità della new economy.

PIL e tenore di vita di un Paese

Sentiamo spesso parlare di PIL ovvero prodotto interno lordo, probabilmente ne abbiamo un’idea più o meno precisa, ma ne conosciamo realmente le componenti? In economia è spesso utilizzata questa uguaglianza: PIL= C+I+G+NX laddove C sono i consumi, I gli investimenti, G la spesa pubblica e NX le esportazioni nette ovvero le esportazioni a cui sono state sottratte le importazioni.

Questo significa che il Pil non è altro che il valore complessivo dei beni e dei servizi che vengono prodotti in un paese in un certo periodo di tempo (di solito, un anno), indipendentemente dalla nazionalità dei produttori: ecco perché prodotto interno “lordo”. Nella maggior parte dei paesi sviluppati il prodotto interno lordo viene oggi considerato l’indicatore più appropriato dell’attività economica. Un indicatore del tenore di vita di un paese è il PIL pro capite, che viene calcolato dividendo il PIL per il numero di abitanti. Per fare dei confronti tra i diversi paesi, questo valore viene spesso convertito in dollari statunitensi. Perché i diversi dati siano comparabili infatti dev’essere espresso in termini di una moneta usata internazionalmente come l’Euro o il Dollaro. Infatti una valuta può valere poco nei confronti del dollaro ma contemporaneamente avere un forte potere d’acquisto all’interno del Paese che la adotta.