Anche se cambiano le parole, sembra che il concetto proposto sia sempre lo stesso e forse è proprio questo il motivo per cui l’Euro non è ancora uscito dalla crisi; da quando il Vecchio Continente ha cominciato a mostrare le sue debolezze la BCE si è limitata ad acquistare titoli di Stato a sostegno dei Paesi in difficoltà, rimandando di settimane e di mesi l’inevitabile destino (vedi Grecia e Spagna). Ora a distanza di diversi mesi dalle fallimentari misure prese in precedenza il Governo Italiano torna davanti ai vertici dell’Eurozona proponendo la stessa identica ricetta. Secondo il Bel Paese bisognerebbe usare il fondo salva-stati per creare uno scudo a difesa dei Paesi “virtuosi”, con un meccanismo ancora da valutare.
Bruxelles
Italia sotto osservazione di Bruxells
Il nuovo rapporto dell’Unione Europea sugli squilibri macroeconomici mette sotto stretta osservazione l’Italia. Bruxelles è infatti preoccupata “per il suo basso potenziale di crescita”, come ricordato dal commissario Ue per gli affari economici Olli Rehn presentando il report sopra anticipato, che – magra consolazione – non risparmia neppure la Francia, la Gran Bretagna, la Spagna, il Belgio, la Bulgaria, Cipro, la Danimarca, la Finlandia, l’Ungheria, la Slovenia e la Svezia.
Ad ogni modo, i contenuti qualitativi del report non sono tutti negativi per il Belpaese. Rehn ha infatti riconosciuto che l’Italia – unitamente alla Spagna – sta agendo “con determinazione per riformare il mercato del lavoro e migliorare la competitività”. Indimenticabile è, tuttavia, l’ostacolo relativo alle scarse potenzialità dei crescita dello Stivale, che si trascina un “significativo deterioramento della competitività, dimostrata anche dalle persistenti perdite di quote di mercato”, dalla metà degli anni ’90.
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