Dopo l‘Europa anche il Giappone oggi è entrato in recessione mentre il Fondo monetario internazionale ha fatto sapere di aver bisogno di almeno 100 miliardi di dollari per combattere la sempre più grave crisi economica che sta minacciando il mondo. Nel frattempo, cresce l’attenzione per il settore dell’automobile, che sta attraversando un momento difficile: mentre il Senato americano inizierà a discutere oggi il piano di salvataggio, la Germania incontrerà i vertici di Opel, divisione di General Motors e la giapponese Toyota è finita sotto la lente di ingrandimento di un’agenzia di rating. I dati macroeconomici mostrano un Giappone, la seconda economia mondiale, che nel terzo trimestre scivola nella sua prima recessione negli ultimi sette anni mentre la crisi finanziaria ha ridotto la richiesta per le esportazioni giapponesi. La contrazione dello 0,1% registrata nel Paese nel trimestre luglio-settembre è stata peggiore del previsto. In termini annualizzati il Pil del Giappone è calato dello 0,4% tra luglio e settembre, deludendo attese che indicavano un progresso dello 0,3%.
crisi finanziaria
Per il g20 di San Paolo necessarie politiche cordinate contro la crisi e la Bce approva
Il gruppo delle 20 economie avanzate ed emergenti ha concordato oggi sulla necessità di un’azione coordinata contro la crisi finanziaria globale. Lo si legge nel comunicato finale diffuso al termine del vertice a San Paolo in Brasile. Nella nota si legge che le potenze devono trovare misure per ripristinare la crescita e la stabilità finanziaria e che il G20 deve giocare un ruolo chiave nel garantire la stabilità economica e finanziaria, nonché agire insieme per ridurre la volatilità del mercato e far tornare alla normalità il mercato del credito. Il G20 ha anche riconosciuto la necessità di migliorare la supervisione e la governance delle istituzioni finanziarie, nonché garantire una appropriata supervisione di istituzioni come le agenzie di rating. Il vertice ha concordato sulla necessità che le potenze garantiscano che tutti i settori della finanza siano regolati in modo appropriato.
Lorenzo Bini Smaghi spiega il perchè della politica”prudente”della bce rispetto a quella della fed
Se la Banca centrale europea e i governi della zona euro replicassero nel Vecchio Continente le politiche monetaria e di bilancio adottate dalla Federal Reserve e dall’amministrazione Usa produrrebbero effetti destabilizzanti per l’economia europea. Lo sostiene Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Bce secondo il testo dell’intervento preparato per una lezione presso il Collegio Carlo Alberto di Moncalieri.
Le economie sulle due sponde dell’Atlantico sono in parte diverse e la loro gestione richiede politiche monetarie e di bilancio in parte diverse. Sono più graduali e meno “attiviste” in Europa rispetto agli Stati Uniti
sostiene il banchiere centrale nell’intervento dal titolo ‘Le politiche economiche sulle due sponde dell’Atlantico: (perchè) sono diverse’.
Soffre l’export orientale e chiudono in rosso le borse asiatiche. Toyota perde il 10,35%
La crisi che sta investendo l’economia mondiale è davvero di vastissime proporzioni. Lo dimostrano le grandi difficoltà in cui verte l’export orientale, che da sempre primeggia in particolare nei settori della tecnologia e dell’automobile. La crisi finanziaria, infatti, ha determinato un forte crollo della domanda sia in Oriente ma soprattutto in Occidente. A questo si va a sommare la ripresa della moneta giapponese nei confronti del dollaro e dell’euro. Lo yen si è rafforzato con il cambio euro/yen che si attesta attorno a 126,45 e quello dollaro/yen che si aggira attorno a 98,50. Le aziende esportatrici giapponesi, dunque, sono in crescente difficoltà, penalizzate dal rafforzamento dello yen e dai timori di una recessione. Tutto questo ha influito sull’andamento delle borse asiatiche, neutralizzando i buoni risultati ottenuti ieri dopo la vittoria di Barack Obama.
Con la crisi le vendite di quotidiani economici sono salite vertiginosamente, ma la raccolta pubblicitaria cala inesorabilmente
La profonda crisi finanziaria in atto, alimentando sete di informazione in tempo reale ma anche desiderio di approfondimento su temi economici specifici, ha creato un’occasione senza precedenti per la stampa economica e per i siti web delle testate generaliste. Dall’inizio di settembre le vendite di quotidiani come Sole 24 Ore, Milano Finanza, Finanza Mercati e Libero con il suo inserto economico Libero Mercato sono aumentate in modo consistente. Questo effetto della crisi è reso ancora più evidente dall’esplosione dei ‘click’ registrati dai siti web delle stesse testate o dal ‘canale economia’ del Corriere.it – per non parlare di televisioni come la Cnbc, da sempre molto attente alla finanza.
Generalmente, quando l’economia va bene, la gente vuole
investire i propri risparmi: è allora che il pubblico delle testate come la nostra si allarga. Invece nelle fasi di mercato debole di solito perdiamo lettori,
ha spiegato a Reuters Alessandro Bompieri, direttore generale all’area editrice del Sole 24 Ore.
La crisi economica e le crescenti difficoltà delle banche europee incidono fortmente sul cambio Euro/dollaro
Le crescenti difficoltà economiche, determinate dalla grave crisi finanziaria che si stanno velocemente trasferendo all’economia reale stanno avendo un forte impatto sul cambio euro/dollaro, che dopo un discesa quasi senza sosta durata oltre venti mesi, sta in questo ultimo mese recuperando i livelli di cambio con l’euro di due anni fa. Mentre alcuni economisti fino a pochi mesi fa prevedevano un dollaro ancora debole, con un cambio con la moneta unica attestato intorno a 1,4, ora il biglietto verde è schizzato arrivando a toccare in serata il record di 1,27 contro euro e sono molti a ritenere che il recupero del dollaro continuerà ancora. Molti infatti sono sicuri che la Bce abbasserà presto nuovamente i tassi, forse dello 0,75% e questo certo contribuisce a rafforzare una moneta. inoltre sono molti a ritenere che come spesso accaduto in passato una crisi nata in America faccia poi sentire i maggiori influssi proprio nel vecchio continente.
Anche la Germania vara un piano di salvataggio per le banche. Stanziati più di 400 miliardi di euro
In questo periodo di forte crisi in cui si trovano i mercati finanziari internazionali, anche il Governo tedesco scende in campo per sostenere l’economia della
Il piano europeo da slancio alle Borse, sperando che basti e che non sia troppo tardi
Dopo la bozza d’accordo siglato a Parigi dai grandi paesi europei, dopo un tira e molla che ha contribuito a determinare la peggiore settimana per i mercati europei da sempre, finalmente le borse sembrano tirare un sospiro di sollievo, trainate dal settore bancario che vola su tutte le piazze finanziarie continentali. Tutte le borse del vecchio continente a fine mattinata segnano rialzi ben superiori al 5% con Milano piazza migliore con un +7%. Il piano anticrisi sembra in effetti andare nella direzione giusta che è quella di ridare fiducia ad un sistema che sembra aver completato perso la bussola, ma le incognite restano purtroppo ancora alte e molte sono legate al colpevole ritardo con cui le autorità si sono mosse per fronteggiare questa terribile crisi sistemica.
I risparmiatori puntano sui BoT e il Tesoro deve aumentarne l’offerta
In questo periodo di forte crisi finanziaria molti risparmiatori scelgono di buttarsi a capofitto sui titoli di Stato considerati una botte sicura in questo clima
Il governo britannico stanzia 50 miliardi di sterline per salvare le banche
Si corre ai ripari per cercare di salvare il salvabile in seguito alla forte crisi finanziaria che ha colpito i mercati finanziari internazionali. A Londra,
Lunedi nero per i mercati finanziari. Crollano le borse, in Europa bruciati 450 miliardi di euro
Lunedi nero per i mercati finanziari mondiali. Tutte in crisi le principali Borse internazionali che scendono a livelli minimi non toccati ormai da decenni. Wall
Euro ai minimi da tredici mesi in un giornata nerissima per i mercati finanziari europei
L‘euro è scivolato ai minimi di tredici mesi contro il dollaro, violando il supporto chiave di 1,3667 dollari, con gli investitori che si concentrano sui
La crisi finanziaria e le possibili conseguenze per i piccoli risparmiatori. Siamo in una botte di ferro?
In queste settimane non passa giorno che non arrivino notizie più o meno preoccupanti in merito allo stato dell’economia o in merito alla solidità di alcune banche. Ultime in ordine cronologico sono state le parole pronunciate ieri dal presidente della Banca Centrale Europea che ha sottolineato il forte rallentamento della crescita in Europa. Negli ultimi giorni inoltre abbiamo visto che non sono solo le banche americane quelle esposte al rischio fallimento. E quindi giusto domandarsi quali conseguenze potrebbe subire il sistema italiano e in ultima analisi quali sono i rischi che corre il piccolo risparmiatore. Per rispondere a questa domanda è necessario guardare l’attuale situazione da più punti di vista, divideremo quindi tra conseguenze dirette e conseguenze indirette.
Economia USA: mercato immobiliare, consumi e investimenti arrancano. La crisi non è solo finanziaria
Come anticipato lunedì, questa settimana è servita a fare il punto sulla stato dell’economia statunitense. Come vedremo le cose non stanno andando bene e questo preoccupa per due motivi: da una parte si iniziano ad intravedere gli effetti negativi della crisi finanziaria sulla economia reale, dall’altro i dati pubblicati non lasciano molte speranze proprio per la risoluzione della crisi stessa. Siamo di fronte ad un cane che si morde la coda: il mercato immobiliare ha dato avvio alla crisi finanziaria (mutui subprime) e la crisi stessa compare tra le cause della attuale debolezza del mercato immobiliare e dei consumi.
Un mercato finanziario in preda al caos come quello attuale non è infatti in grado di mettere risorse là dove sarebbe più proficuo, ma si lascia dominare da paure irrazionali portando i tassi di interesse a livelli più alti di quello che sarebbe opportuno rendendo eccessivamente onerosi i prestiti di denaro. Il risultato è un PIL in rallentamento e un crollo della fiducia per il futuro.