La battaglia per il controllo di Impregilo, la maggiore società italiana attiva nel settore delle costruzioni, è giunta al termine. Dopo un lungo braccio di ferro tra Gavio e Salini, entrambi in possesso di una quota del 29,9% del capitale del general contractor, l’imprenditore di Tortona ha deciso di gettare la spugna e di mettere fine alla diatriba con il costruttore capitolino che si protrae ormai da un anno. Infatti, Gavio ha deciso di aderire all’Opa di Salini su Impregilo, lanciata a febbraio al prezzo di 4 euro per azione.
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Salini lancia opa su Impregilo a 4 euro
La mossa market friendly su Impregilo, tanto attesa dal mercato, è finalmente arrrivata. Il duello Salini-Gavio per il controllo del general contractor italiano (entrambi detengono una quota del 29,9%) potrebbe essere arrivato così a una svolta decisiva. Infatti, Pietro Salini ha lanciato un’opa su Impregilo a 4 euro, con un premio del 3,896% rispetto al valore di chiusura di borsa di ieri (3,85 euro). L’offerta pubblica d’acquisto non è però finalizzata al delisting del titolo da Piazza Affari né tanto meno riguarda le azioni di risparmio.
Impregilo +2,5% in borsa grazie alla commessa a Panama
Continua la corsa al rialzo del titolo Impregilo alla borsa di Milano, in una giornata caratterizzata dalle prese di beneficio sul listino azionario milanese dopo l’exploit avvenuto nella prima seduta del 2013. Le azioni del general contractor evidenziano un rialzo del 2,49% a 3,7 euro. Il progresso di oggi va sommato al rialzo del 2,15% di ieri. I prezzi sono saliti fino a 3,75 euro, sui massimi più alti da inizio giugno 2008. A mettere il turbo al titolo in borsa è stata l’aggiudicazione di una commessa a Panama.
Impregilo altri scontri Salini – Gavio
È di nuovo alta la tensione in casa Impregilo. Salini e Gavio, i due azionisti di riferimento della compagnia, hanno infatti portato avanti l’ennesimo braccio di ferro che sta contraddistinguendo una gestione turbolenta dell’azienda. Il consiglio di amministrazione, ora in quota a Salini dopo gli eventi di due mesi fa, ha infatti scelto di presentare un esposto alla Consob e alla Procura di Milano al fine di tutelare la reputazione degli stessi organi sociali contro “alcuni gravi episodi di disinformazione verificatisi dalla fine di luglio fino ad oggi”.
Lista Salini per controllo Impregilo
Pietro Salini, uno dei soci di riferimento di Impregilo, lancia apertamente la sfida per il controllo della società, varando una lista unitamente a due membri della famiglia, al presidente Costamagna, a due dirigenti del gruppo e all’avvocato Cera, e insieme a nove consiglieri indipendenti “reclutati” dal mondo dell’industria, da quello accademico e da quello della consulenza.
Una lista dove spiccano anche tre donne, e dove il numero di componenti “familiari” è limitato a due: Pietro (futuro amministratore delegato) e Simon Pietro. Tra gli indipendenti, ricca è la lista di professori, consulenti e uomini e donne dei principali comparti industriali. Non mancano, inoltre, componenti degli attuali vertici come Massimo Ferrari e Claudio Lautizi, e il già ricordato avvocato dello studio Erede, Roberto Cera.
Scontro azionisti Impregilo
È scontro aperto tra i principali azionisti di Impregilo. I due principali partecipanti al capitale sociale, Gavio e Salini (entrambi con quote superiori al 29%) hanno dato vita a un nuovo episodio degli accesi contrasti che stanno contraddistinguendo la vita della società, e che hanno provocato la reazione del presidente Massimo Ponzellini, secondo cui le accuse di una scarsa trasparenza impoverirebbero la discussione sul controllo del gruppo societario.
Ma andiamo con ordine: stando alla “fazione” romana, i vertici della società avrebbero tenuto una condotta “contraddittoria”. La parte capitolina, che fa riferimento a Salini, azionista con il 29,2% di Impregilo, ha infatti attaccato l’attuale consiglio di amministrazione per aver indicato tre nuovi consiglieri la cui nomina è stata sottoposta all’approvazione dell’assemblea. Una proposta “inutile e potenzialmente dannosa” – ha dichiarato Salini, affermando come – “le proposte rappresentano una reazione difensiva e scomposta alle critiche che abbiamo mosso sulla governance e sulla trasparenza del management, che non brilla per chiarezza neppure nella redazione del bilancio”.