Italia quattro famiglie su cinque non riescono a risparmiare

 La crisi economica ha messo a nudo le debolezze strutturali dell’Italia, in particolare l’elevato debito pubblico e la disoccupazione dilagante, ma ora sta intaccando anche alcune certezze che fino a qualche tempo fa rappresentavano l’ancora di salvezza per la maggior parte delle famiglie italiane. Il riferimento va alla capacità di risparmio, che negli ultimi anni è stata intaccata quasi irrimediabilmente. Miliardi e miliardi di ricchezza accumulata negli anni è stata bruciata dalla crisi, in quanto gli italiani hanno dovuto attingere dai risparmi per far fronte a tasse, redditi in calo e aumento dell’inflazione.

Rischio fuga capitali con caos politico in Italia secondo Bce

Dal bollettino mensile della Bce arriva un monito rivolto principalmente all’Italia. Oltre alle consuete indicazioni sullo stato di salute della zona euro, il governatore dell’Eurotower, il banchiere italiano Mario Draghi, si è soffermato sul rischio politico in Italia considerando anche le imminenti elezioni del 24-25 febbraio. Secondo Draghi l’instabilità politica italiana sta spingendo gli investitori a cercare rifugio in alti paesi. Le dichiarazioni del numero uno della Bce arrivano un po’ a sorpresa, considerando che l’Italia è entrato da qualche tempo nel mirino della speculazione rialzista.

Istat carrello della spesa 2012 ai top degli ultimi 4 anni

 L’Istat ha diffuso le stime preliminari sull’andamento dell’inflazione nel corso dell’ultimo anno. L’Istituto nazionale di statistica ha messo in evidenza una decisa crescita dei prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, come il cibo e i carburanti. Si tratta del cosiddetto “carrello della spesa”, che nel 2012 è aumentato al 4,3% rispetto al 3,5% del 2011. Si tratta dell’incremento maggiore registrato negli ultimi quattro anni. Secondo il Codacons, il deciso aumento del carrello della spesa ha provocato una stangata da 591 euro per famiglie tipo da tre persone.

ISTAT fiducia consumatori italiani scende ai minimi dal 1996

 L’indice di fiducia dei consumatori italiani, calcolato dall’Istat, è sceso sui minimi storici. A novembre l’indice è diminuito a 84,4 punti da 86,2 punti del mese precedente. Si tratta del livello più basso mai registrato dall’inizio delle serie storiche, ovvero da gennaio 1996. L’istituto nazionale di statistica ha comunicato che la componente riferita al sentiment economico generale è scesa a 69,4 punti da 71,5 punti, mentre il clima economico personale ha sperimentato un lieve calo a 90,9 punti da 91 punti.

Quali rischi per l’economia tedesca con lo spread elevato

 L’aumento del valore dello spread di Italia e Spagna è senza dubbio deleterio per le già fragili casse statali dei due paesi della periferia europea e un ottimo modo per Berlino per finanziarsi sui mercati internazionali con tassi irrisori prossimi allo zero. I vantaggi per la Germania e per le sue aziende sono evidenti. Il governo tedesco colloca debito pubblico con interessi nulli o addirittura negativi (cioè si fa pagare per emettere i titoli di stato!), mentre le grandi imprese collocano bond con importi miliardari a tassi molto bassi.

L’inflazione di gennaio si attesta sul +3,2% annuo

 L’Istat ha provveduto a diffondere gli ultimi dati definitivi che si riferiscono allo scorso mese di gennaio; ebbene, secondo quanto rilevato dall’istituto statistico, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (il cosiddetto Nic) è aumentato di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente. Se invece si effettua un confronto con lo stesso periodo del 2011, allora ci si accorge che questo stesso riferimento ha subito un rialzo del 3,2%. Che cosa era successo di preciso a dicembre? Volendo essere più precisi per rinfrescare la memoria, si può ricordare che l’inflazione in quel periodo aveva fatto segnare una crescita dello 0,4% sul mese precedente, mentre l’incremento annuo era stato pari a 3,3 punti percentuali.

Inflazione in aumento ma cala il debito pubblico

 Aumenta l’inflazione in Italia, secondo quanto riportato dal supplemento al Bollettino statistico dedicato alla Finanza pubblica di Bankitalia: il livello dei prezzi é in aumento e potrebbe ancora subire un incremento in vista della manovra finanziaria Monti, la quale prevede la possibilità di un aumento dell’IVA al 23% durante la seconda metà di quest’anno. Anche l’ISTAT ha precisato che sull’aumento dell’inflazione hanno influito i provvedimenti previsti dalla manovra fiscale di settembre, soprattutto il passaggio dell’Iva ordinaria dal 20% al 21%. Federconsumatori e Adusbef si mostrano preoccupati per l’aumento dei prezzi dei prodotti di largo consumo, quelli appartenenti al cosiddetto “carrello della spesa”, i costi per le famiglie italiane sono aumentati del 3,5%.

Riserve valutarie straniere della Cina in calo

 Le riserve di valuta straniera in Cina, che come molti sapranno sono le più ingenti al mondo, sono in diminuzione, nello specifico si sono ridotte nel quarto trimestre del 2011, secondo quanto dichiarato dalla Banca centrale del Paese. Una diminuzione non si aveva dalla crisi finanziaria asiatica del 1998. La Banca centrale cinese accumula tali riserve perché la maggior parte degli esportatori devono depositare i loro ricavi in valuta presso l’istituto che in cambio, fornisce liquidità in yuan all’economia, oltre a comprare titoli di Stato degli Stati Uniti o di altri Paesi.

Inflazione record secondo le previsioni Codacons

 Inflazione record già a partire da questo mese: gli effetti della manovra “Cresci Italia”, come é stata chiamata dal premier Monti, iniziano a palesarsi. Al momento però, l’unico effetto immediato é quello sul livello dei prezzi: l’inflazione che potrebbe arrivare a toccare il 3,6%, un valore che, tradotto in termini di costo della vita e considerando i futuri aumenti delle tasse introdotti dalla manovra Monti, dall’Imu all’Iva, si può parlare di più di 1000 euro in più a famiglia media. È questa la previsione fornita in queste ore dal Codacons dopo la diffusione da parte dell’Istat del dato sul tasso di inflazione nel mese scorso al 3,3%.

Mayer (Deutsche Bank) confida nell’Italia per il futuro dell’euro

 Ormai lo hanno capito anche negli altri paesi del Vecchio Continente, il futuro e gli scenari relativi all’euro come moneta unica dipendono essenzialmente dall’Italia: l’affermazione è giunta direttamente dalla Germania, più precisamente da Thomas Mayer, capo economista presso Deutsche Bank, il quale si è espresso in questi termini nel corso di un’intervista rilasciata al giornale Frankfurter Allgemeine Zeitung. Che cosa ha detto di preciso Meyer? Il suo riferimento non poteva che andare al prossimo anno. In effetti, secondo la sua opinione, il nostro paese dovrà affrontare una delle recessioni più profonde della sua storia nel corso del 2012, quindi bisognerà monitorare la situazione con la massima attenzione.

Inflazione e Tasse sugli stipendi degli italiani

 Inflazione e tasse rappresentano un vero e proprio fardello per gli italiani. Un fardello che però, al posto di appesantire le tasche, le alleggerisce. Negli ultimi 15 anni la media degli stipendi italiani non vanta  una buona posizione rispetto alle altre retribuzioni internazionali. I dati 2010 dell’Ocse sottolineano che Italia si piazza  al 22esimo posto su 34 nella classifica delle retribuzioni nette: 25.155 dollari, circa 1000 euro in meno della media Ocse e quasi 4 mila in meno della media dell’Ue a 15. E ora confrontiamo le nostre tasche con quelle dei Paesi vicini di casa: nel Regno Unito la retribuzione netta è stata di 11 mila euro superiore, in Germania di 5 mila euro, in Francia 2 mila e in di 1.500 euro.

Inflazione cinese in calo dopo oltre un anno

 L’alta e cronica inflazione cinese sembra finalmente aver trovato un punto di frenata: in effetti, l’indice dei prezzi al consumo della seconda economia mondiale è sceso fino a un inatteso 4,2% a novembre, consentendo quindi a Pechino di favorire il credito e sostenere in maniera adeguata la crescita economica. Secondo il National Bureau of Statistics, sono stati soprattutto i prezzi alimentari a trainare questo ribasso, il quale non veniva registrato da almeno un anno (a ottobre si veleggiava ancora oltre i cinque punti percentuali). Le autorità cinesi saranno quindi incoraggiate da questo dato così promettente, cercando di introdurre maggiore flessibilità nel sistema interno e irrobustendo lo stesso per differenziarlo da quello disastrato dell’eurozona.

La Corea del Sud ritocca l’outlook economico del 2012

 Il governo della Corea del Sud sta considerando seriamente di ridurre le proprie previsioni economiche di crescita: il nuovo valore in questione dovrebbe aggirarsi attorno ai quattro punti percentuali per quel che concerne l’intero 2012, un taglio che si è reso necessario a causa dell’inasprimento della crisi finanziaria dell’eurozona e dei suoi possibili rischi di contagio. Seul è dunque realista da questo punto di vista e con tutta probabilità annuncerà le nuove stime in una presentazione ufficiale prevista per il prossimo 12 dicembre. In effetti, non bisogna dimenticare che i coreani dipendono strettamente da molte nazioni europee per quel che concerne le esportazioni, le quali rappresentano ben la metà dell’intera economia nazionale.

Tassi bassi rischiosi nel lungo termine

 Tassi troppo bassi per un periodo troppo lungo sono rischiosi, é questa l’affermazione del membro dell’esecutivo Bce Jurgen Stark, secondo il quale tenere i tassi di interesse  bassi per  lungo tempo comporta dei rischi in quanto all’eccessiva assunzione di rischio e a investimenti sbagliati, contribuendo negativamente al possibilità di crescita dell’economia. I tassi bassi, ha aggiunto, rappresentano una falsa soluzione che fornisce incentivi completamente sbagliati. Il tedesco Stark ha un’opinione che é condivisa da molti membri della BCE e spegne gli entusiasmi di quanti pronosticano che Francoforte possa decidere al più presto di riabbassare i tassi, mossa ipotizzata da alcuni analisti.