Wall Street e la borsa di Francoforte quotano poco sotto i massimi storici. La borsa giapponese è stata fino a dieci giorni fa sui livelli più alti da cinque anni e mezzo. Londra e Parigi sono sui livelli pre-crisi. Tuttavia, non sono leborse dei paesi occidentali a mostrare le migliori performance in questi primi 5 mesi del 2013, bensì le piazze finanziarie del Medio Oriente. Escludendo il best performer in assoluto, ovvero la borsa di Accra (Ghana) che ha guadagnato il 49%, i rialzi più consistenti arrivano dal Middle East.
Paesi emergenti
Aperta la successione per la presidenza della Banca Mondiale
È apertissima la successione alla poltrona di presidente della Banca Mondiale: l’attuale numero uno, Robert Zoellick, sta infatti concludendo il proprio mandato (la scadenza naturale è prevista per il prossimo 30 giugno), ma non vi sarà una conferma. In effetti, le candidature in questo caso spettano alla Casa Bianca e le intenzioni sono quelle di puntare su un nome nuove. Da quando esiste questa istituzione, una delle creazioni più importanti di Bretton Woods nel 1944, il presidente è sempre stato di nazionalità americana, una regola non ufficiale ma che compensa il fatto che sullo scranno più alto del Fondo Monetario Internazionale siede un europeo (non a caso gli ultimi due presidenti sono francesi).
BMW utile netto quadruplicato a 1,21 miliardi
Non c’è crisi dell’auto in casa BMW. Nel suo ultimo trimestre fiscale, il colosso automobilistico ha riportato dati eccellenti, a partire dal fatturato, balzato di
Paesi Emergenti: i migliori secondo The Economist
Colombia, Vietnam, ma anche Sud Africa e Turchia. Sono questi alcuni dei Paesi Emergenti in crescita nel 2010 che, secondo il prestigioso magazine inglese “The
Vodafone in linea con attese ma prevede taglio costi
Rispettando le attese degli analisti, il colosso dei servizi di telecomunicazioni Vodafone ha rilasciato dei dati semestrali che hanno impattato il consenso del mercato, ed
Fiat crolla in Borsa all’annuncio di nuove casse integrazioni
Fiat Automobiles, che continua nella sua discesa in Borsa e ritorna abbondantemente sotto i 6 euro, ha comunicato ai sindacati i nuovi programmi di cassa integrazione per dicembre-gennaio negli stabilimenti di Mirafiori (Torino) e Pomigliano d’Arco (Napoli) per adeguare la produzione alla domanda in forte flessione. Lo dice una fonte del gruppo. L’azienda ha anche comunicato una nuova settimana di cassa integrazione (l’ultima di novembre) per tutta la carrozzeria di Mirafiori, compresa la linea di Alfa Mito che aveva evitato la precedente interruzione. Il successivo stop alla produzione cadrà a cavallo delle festività natalizie, allungandosi sul mese di gennaio. Lo stabilimenti di Mirafiori fermerà le linee dal 22 dicembre fino al 11 gennaio del 2009, ha detto la fonte interpellata da Reuters. L’impianto di Pomigliano si fermera’ prima, dal 8 dicembre, per riprendere l’11 gennaio del prossimo anno.
Investire con prudenza sui titoli dei Paesi emergenti a rischio insolvenza
In questo periodo di forte crisi finanziaria molti investitori scelgono di dirigere i propri investimenti sui titoli dei Paesi emergenti. Ma bisogna porre attenzione e
L’incubo recessione fa sentire il suo peso sulle borse di tutto il mondo
Il sollievo per le minori tensioni sul mercato del credito è soffocato dai dati macro. Il 24 ottobre è il venerdì nero di un mese dalle tinte scurissime, in cui sono stati bruciati centinaia di miliardi di euro di capitalizzazione sulle Borse mondiali. Adesso, come ampiamente previsto da tutti gli esperti, è la recessione a fare paura, generando ondate di vendite, che lasciano spiazzati persino gli operatori. La crisi ha intaccato ormai anche l’economia reale e si rifletterà inevitabilmente sull’occupazione, i consumi, gli investimenti e i bilanci delle imprese. A questi livelli, i mercati scontano un peggioramento della congiuntura prolungato e severo. I dati macro rilasciati in queste settimane non sono incoraggianti.
La crescita del Pil dei Paesi emergenti crea inflazione ed aumenta il prezzo del greggio
Nei Paesi emergenti i Governi investiranno in infrastrutture
Hsbc si salva dai mutui subprime grazie ai paesi emergenti
Call center in Romania: le aziende italiane si trasferiscono all’estero
sono: personale preparato e con un’ottima padronanza della lingua italiana, basso turn-over ed elevata scolarità (i romeni che lavorano nei call center sono spesso studenti universitari), costi contenuti. Spostare un call center in romania costa praticamente nulla, convogliando le telefonate negli altri stati via VoIP e prendendo personale locale pagato molto meno che in italia dopo un breve tirocinio. È questo l’offshoring o meglio la localizzazione di servizi in Paesi dove il costo del lavoro è nettamente inferiore e nei prossimi anni , si stima che ancora più aziende trasferiranno i call center all’estero. La “pacchia”, oltre che delle aziende di call center, è anche di tutte le società che ne fruiscono i servizi dimezzando in questo modo i costi.