Eni non rientra più tra i titoli preferiti da Ubs, ma i fondamentali per il futuro rimangono ancora molto solidi. Sulla base di una discreta considerazione positiva esercitata dagli osservatori internazionali sulla compagnia energetica italiana, l’amministratore delegato Paolo Scaroni ha annunciato i nuovi passi di breve termine, con grandi investimenti e un atteggiamento sostanzialmente attendista sul fronte delle nuove acquisizioni.
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Eni è assolutamente da comprare secondo Goldman Sachs
Il colosso energetico italiano Eni resta tra i titoli preferiti della banca d’affari americana Goldman Sachs, che oggi ha ribadito il suo giudizio “strong buy”, ovvero acquistare assolutamente, mantenendo il Cane a Sei Zampe nella propria lista di azioni da comprare con decisione. Goldman Sachs, all’indomani del seminario sul business upstream di Eni a Londra, ha ribadito anche il suo target price a 24 euro per azione. Oggi a Piazza Affari il titolo Eni mostra un calo dello 0,63% a 17,35 euro, poco sopra l’attuale minimo intraday di 17,3 euro.
SocGen consiglia di acquistare azioni Eni
La banca francese Société Générale continua ad essere molto ottimista sul futuro di Eni. Gli esperti della banca transalpina consigliano ancora di acquistare le azioni, ribadendo la loro raccomandazione “buy” sul titolo del Cane a Sei Zampe. Il target price viene indicato a 20 euro per azione. A Piazza Affari oggi le azioni del colosso energetico italiano, guidato dall’amministratore delegato Paolo Scaroni, stanno mostrando una flessione dello 0,98% a 17,24 euro, posizionandosi poco sopra il minimo di giornata posto a 17,19 euro.
Bond Eni meno rischiosi dei Btp
Alessandro Bernini, direttore finanziario di Eni, ha definito l’emissione obbligazionaria settennale del Cane a Sei Zampe come “opportunistica”, in quanto si è sfruttato il momento più opportuno per finanziarsi a costi contenuti. Eni ha collocato bond a 7 anni per 750 milioni di euro, con cedola del 3,75% e rendimento a scadenza del 3,84%. Il rendimento spuntato dal colosso energetico italiano è nettamente più basso rispetto a quello offerto dal Btp di pari scadenza (intorno al 5,5%), ma è anche inferiore a quello ottenuto con l’emissione di gennaio da un miliardo di euro.